Con Paolo Roversi, Gino Petracco e un commento mio.
Paolo Roversi: Mi spiace ma non credo alla colpevolezza mediatica, oltreché numerica, dei due senatori dissidenti. Loro, e solo loro, hanno dato voce nelle istituzioni al popolo della Pace; altra cosa è considerare l’evidente "trappola" governativa neocentrista atta a marginalizzare le residuali politiche vagamente sociali di questo governo. Due ingenui, sinceri, sprovveduti incoscienti, quello sì ma ascoltare Prodi declamare, subito dopo la manifestazione di Vicenza:" La base si fa!"; ha chiarito ulteriormente l’indirizzo politico di questo governo dove a fronte della più alta spesa militare mai sostenuta dal dopoguerra a oggi massacra lo stato sociale in perfetta continuità con il governo precedente.
Gino Petracco: Non capisco perchè dici che "Turigliatto si è arrogato il diritto di scelta per 57 mln. di italiani". Turigliatto era un senatore eletto per le sue idee (si spera!!!) ed ha agito di conseguenza. Non capisco perchè si spendono fiumi di inchiostro per diffamare, giustamente, i parlamentari mafiosi, corrotti e venduti e poi si critica uno solo per essere stato coerente con le sue idee. Il problema sono glia altri di RC e PDCI che dicono di stare lì in difesa dei movimenti e del popolo e poi si vendono al primo venuto. Un governo di sinistra o fa le cose di sinistra o non ha ragione di esistere!
PS: Sono di RC ma non dell’area di Turigliatto.
Gennaro Carotenuto: I problemi sono due. Il primo problema è quello della meccanica istituzionale, e il secondo è quello politico. Dal punto di vista della meccanica istituzionale, Turigliatto e Rossi sono stati due francotiratori che hanno impallinato Prodi né più né meno come quei banditi di Di Gregorio o Pininfarina. Anzi, hanno tenuto il gioco di Di Gregorio, Pininfarina o della Binetti che, anche se ha votato a favore, dichiara senza vergogna di aver ringraziato dio per avere dato l’occasione di eliminare i Dico. Non è neanche detto che se Turigliatto e Rossi avessero accettato la disciplina di partito, il governo si sarebbe comunque dimesso. E anche se si fosse dimesso era per essere andato sotto di un voto e per colpa di Andreotti, Pininfarina e Di Gregorio. Altra sarebbe la storia e la sinistra avrebbe potuto perfino esigere invece di concedere.
Il fatto che Turigliatto e Rossi si scherniscano e dicano che il governo non è ‘tecnicamente’ caduto per loro, poi testimonia una sindrome molto grave: voglio fare di testa mia e se casca il governo né mi prendo né rivendico la responsabilità. E’ un atteggiamento infantile e politicamente irresponsabile. Se voti contro il governo è per farlo cadere, non per lavarti la coscienza.
Mi ricordano Marcos in Messico, che non ha votato per Andrés Manuel, che poi ha perso per pochissimi voti. Marcos, invece di rivendicare (magari anche millantare) di aver fatto perdere il centrosinistra, si nasconde e ti dice che non possono essere stati loro perché calcolano di avere spostato meno voti. Turigliatto come Marcos rivendicano in pratica l’ininfluenza delle loro azioni! Tristissimo. Sarebbe stato più dignitoso per entrambi se al contrario avessero gonfiato il petto: io ho fatto cadere Prodi, io non ho fatto eleggere AMLO. Fanno una battaglia politica (o gli è scappato il ditino?), ottengono il risultato prefissato (votare contro per far cadere il governo e questo cade) e invece di rivendicare la loro indispensabilità (senza il nostro voto non andate da nessuna parte) danno la colpa alla CIA e al Vaticano?
In questo contesto Turigliatto e Rossi si sono presi un potere ed una responsabilità che non corrispondeva loro e non mi pare che in strada si vedano elettori di Rifondazione brindare insieme a gente di AN o di FI per la caduta di Prodi. Turigliatto e Rossi si sono fatti saltare in aria come kamikaze portandosi con loro Prodi (io non sono per nulla convinto che si arrivi alla fiducia adesso). E anche se ci si arrivasse, il risultato ottenuto sono i 12 punti, ovvero allineati e coperti su Vicenza, TAV, Afghanistan, DICO e quant’altro. Personalmente tra tutti questi punti ritengo quello afghano l’unico rilevante e ho già scritto che sui DICO aveva ragione Mastella e che quindi l’iter parlamentare è il luogo migliore per discuterne. Sull’Afghanistan l’unica strategia possibile è contrastare Parisi su lunghezza e termini della missione pretendendo che questa abbia obbiettivi chiari e progettualmente limitati. Realizzateli e si torna a casa, non stiamo lì per far calcolare a Condy Rice una bandierina in più.
Adesso il PRC e il PdCI sottoscrivono i 12 punti, accettando di mettere mano alle pensioni, per esempio. Il nebuloso programma dell’Ulivo possiamo mandarlo al macero e, se non ci piace, andiamo tutti a casa di Turigliatto a potare le rose. I comitati centrali (si chiamano ancora così?) dei partiti possono decidere se sottoscrivere o no i 12 punti. Ma i singoli parlamentari (soprattutto i senatori) scegliendo di decidere per tutti, si prendono una responsabilità grave molto più grande sia del mandato ricevuto (che è di deputato, non di kingmaker) sia di quella di un partito con milioni di voti che rompe una coalizione. Turigliatto, facendo cadere Prodi, sarebbe stato l’unico interprete del ‘popolo della Pace’? E chi lo dice che il ‘popolo della Pace’ stia festeggiando la caduta di Prodi?
Mi dicono che a Vicenza sono sfilati 16 (sedici) partiti comunisti. Mi dicono che il senatore Rossi ne abbia testé fondato un altro, Officina Comunista, al quale probabilmente (come per Bush e l’Iraq) aderiranno "sua moglie Laura e il suo cane Barney".
Dal punto di vista politico le ragioni di insoddisfazione della sinistra sono grandi e motivate. Ma questo è il dramma del quadro politico attuale. Quel 15% di elettori di sinistra sono troppi e troppo pochi allo stesso tempo. La sinistra moderata non può prescindere da quella radicale ma l’egemonia resta dalla parte del centro, indipendentemente dal volontarismo di Turigliatto. Si può anche far cadere il governo ed è anche legittimo pensare che Prodi non sia meglio di Berlusconi e che, tanto peggio per tanto peggio, si abbiano le mani più libere se governa Berlusconi. Magari per andare a Vicenza la prossima volta con 32 partiti comunisti diversi. Si può fare tutto, ma eludere il dato storico che la sinistra, oggi come oggi, non ha alcuna egemonia, non si può.