Paesi sicuri?

Angelo Nathan: Nella rubrica di repubblica.it curata da Giovanni Maria Bellu "Gli altri noi", è stato pubblicato un articolo sui "paesi di origine sicuri", di cui riporto un breve passaggio:

"Il concetto di "Paese di origine sicuro" è stato recepito alcune settimane fa dal parlamento italiano. Il governo, quando emanerà il decreto legislativo in materia di asilo, dovrà dunque tenerne conto. E questo allarma molto le organizzazioni che si occupano della tutela dei perseguitati politici, come il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) e l’Alto commissariato delle Nazioni unite (Acnur).

L’idea su cui si fonda è semplice: snellire la grande macchina dell’asilo politico stabilendo che esistono dei paesi dove i diritti umani sono garantiti in modo assoluto. Diciamo dei paesi Doc (Democrazia d’origine controllata). Elaborata la lista dei paesi Doc, i loro cittadini avrebbero enormi difficoltà a ottenere l’asilo politico. Difficoltà anche maggiori di quelle attuali, che già non sono poche."

Ora, a parte tutte le considerazioni pratiche sull’assurdità di una simile decisione (già evidenziate da Bellu nel resto del suo articolo, tra l’altro), quello che io mi chiedo è quale sia la concezione di democrazia alla base di una simile decisione. Se i sistemi democratici sono contrapposti, giustamente a parer mio, a quelli assolutisti o totalitari, è proprio perché la natura della democrazia è di non essere mai perfettamente compiuta, ma in continuo divenire verso una tutela sempre maggiore delle libertà sociali e individuali. O meglio, questo dovrebbe avvenire in una democrazia funzionante. Ma nel momento in cui si postula l’esistenza di "democrazie perfette", in cui non c’è nessuna violazione dei diritti o imperfezione nella tutela, allora questo principio si inaridisce, muore. Ma il governo di centrosinistra, che a parole si oppone allo "scontro di civiltà" fortemente sostenuto dall’amministrazione Bush e dai neocon in genere, non si rende conto che è proprio con una concezione assoluta della democrazia come questa che si giustificano i discorsi sulla "superiorità" di un sistema sull’altro e quindi sull’autorità  morale di controllare i sistemi "inferiori"?