Il nazi-sacrestano di Vigevano

di Alessandro Bongarzone

Pavia – La parrocchia di San Dionigi in S. Francesco, a Vigevano, è a due passi da piazza Ducale, in pieno centro città e, forse, giocava proprio su questa ‘centralità’ il nazi-sacrestano per dare più risalto alla sua iniziativa di accogliere i fedeli, sul sagrato della chiesa, con al braccio il simbolo nazista della croce uncinata. Non è uno sprovveduto Angelo Idi, 51 anni, sacrista da cinque né, tanto meno, un povero cristo malato di turbe degenerative. Al contrario il suo gesto appare studiato nei minimi particolari e messo in atto proprio per ‘provocare’ una reazione che, giustamente, puntualmente è arrivata. Anzi è scoppiato un putiferio – armato dai parrocchiani  – così grande da costringere la Curia ad intervenire.

Il fatto è accaduto martedì scorso, 21 aprile (Natale di Roma), giorno in cui, casualmente, in Israele si commemorano le vittime dell’Olocausto, in quello che gli ebrei chiamano: “Yom ha-Shoah” e, come se non bastasse, a soli quattro giorni dalla data del 25 aprile, sessantaquattresimo anniversario della Liberazione. Due date emblematiche che, nonostante lo stupore con cui il nazi-sacrista ha iniziato la sua intervista, erano ben presenti nella sua mente e che con il suo gesto, volutamente provocatorio, ha voluto in qualche modo profanare.

“Siamo in un Paese Libero”

“Veramente non lo sapevo – ha dichiarato – ma non mi pare, comunque, che in questi anni gli israeliani abbiano avuto la mano leggera con i palestinesi”. Poi, rispetto al gesto compito, Idi ha affermato: “È stata una mia libera espressione. Siamo ancora in un Paese libero, o no?. Sì, io sono di estrema destra – ammette, subito dopo – e sono fiero di esserlo. Mi sento il portavoce delle Brigate Nere, dei giovani combattenti della Repubblica di Salò che non hanno svenduto il loro onore e la patria come invece hanno fatto coloro che, definendosi combattenti, hanno fomentato una guerra fratricida”.

Nostalgico e picchiatore

Parole lucide e al limite della sfrontatezza che denotano un modo di pensare che si nutre di violenza e di rancore mai sopito. Il nazi-sacrista, infatti, non è nuovo alle bravate di nostalgico uomo d’ordine. Le cronache lo ricordano in veste di giustiziere allorquando, lo scorso anno, fu denunciato per aver colpito a manganellate un presunto ladro intento ad armeggiare accanto ad una cassetta delle elemosine, nella chiesa dove lavora o, ancora, quando scrisse la su personalissima lettera di scuse, indirizzata alla famiglia Mussolini, sul periodico delle ‘fiamme nere’,  La Legione.

Il Comunicato del Vescovo

Forte il disagio della Curia di Vigevano, quindi, di fronte all’ennesima bravata del sacrestano che ha costretto il Vescovo, in prima persona, ad intervenire. Sul sito della Diocesi di Vigevano (www.diocesivigevano.it), infatti, da ieri è apparso – in prima pagina – un comunicato in cui si legge: “In merito alla vicenda del Sacrestano della Parrocchia di San Dionigi in San Francesco di Vigevano, che si è fatto fotografare con al braccio una fascia con il simbolo che richiama al nazismo, si rende noto che il Vescovo di Vigevano, S. E. Mons. Claudio Baggini, ha da subito avuto un incontro con il Parroco, Mons. Paolo Bonato, dalla cui Parrocchia dipende il signor Angelo Idi e lo stesso Parroco ha assicurato che sono già stati presi i provvedimenti del caso per il signor Idi. Il Vescovo e il Parroco, si dissociano da simile gesto, e valuteranno anche come salvaguardare l’immagine della Diocesi lesa da questo dipendente che comunque è sottoposto alle norme del diritto del lavoro”. “Il vescovo di Vigevano conclude il comunicato della diocesi – auspica che simile gesto, dovuto ad un caso isolato e personale, non condizioni le celebrazioni del 25 aprile, che richiamano quei valori di pace, di libertà e di democrazia che devono essere sempre difesi e testimoniati nella loro attualità”.

Al di là, perciò, di quello che pensa il nazi-sacrestano quando ha affermato di non vedere alcun conflitto tra il suo ruolo e le sue idee, ma soprattutto, le sue azioni politiche, il Vescovo di Vigevano e il suo diretto superiore sembrano molto attenti, invece, a prendere le distanze e a marcare una netta differenza al punto da paventare il ricorso alla disciplina del lavoro e, conseguentemente – tra le righe – al licenziamento. Un provvedimento che, insieme alla probabile denuncia per ‘apologia’ del fascismo (Legge ‘Scelba’ n. 645 del 20 giugno 1952), sembra andare proprio nella direzione auspicata da Roberto Guarchi, capogruppo del PRC in Comune, che immediatamente aveva stigmatizzato l’azione dell’Idi, come “un fatto gravissimo e intollerabile” per il quale si augura che “che il vescovo prenda gli opportuni provvedimenti”.

Tempi duri si prospettano per il furbo nazi-sacrista di Vigevano che, facendosi scudo delle libertà costituzionali, si vanta di rappresentare l’ideologia che più di ogni altra si è macchiata del sangue di tanti innocenti. A lui e alle persone come lui – ci auguriamo pochissime – vorremmo ricordare le parole che, Vittorio Foa senatore, rivolse ad un suo ‘collega’ parlamentare: “La differenza tra noi e voi è che abbiamo vinto noi e voi siete senatori. Se aveste vinto voi, io sarei ancora al confino”.

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