La risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, che ha portato al cessate il fuoco in Libano, prevede il disarmo degli Hezbollah. Ma la risoluzione, che ha portato al cessate il fuoco solo perché prevede il disarmo di Hezbollah, in osservanza a precedente risoluzione ONU, non dice chi deve disarmare Hezbollah.
Jacques Chirac, vuole il comando delle truppe Unifil. Sostiene che la Francia ne avrebbe diritto come ex-potenza coloniale, e solo questa sarebbe una buona ragione per non darglielo, il comando. Ma la novità sorprendente è che la Francia vuole mandare solo poche centinaia di uomini, e addirittura parla di presenza simbolica. E’ chiaro che dare il comando a chi ne vuole gli onori ma non gli oneri sarebbe il segno di una missione che nasce morta. C’è sempre il grande entusiasmo dell’Italia. Perfino Umberto Bossi ha rettificato le prime critiche e ha detto che bisogna andare. Sembrerebbe esserci un’unità nazionale che in Italia non si era mai vista e che va da Calderoli alla Tavola della Pace.
Sembrerebbero se, dal canto suo, il ministro degli Esteri italiano, Massimo d’Alema, non continuasse a fare una macchina indietro iniziata dalla famosa conferenza di Roma, che l’ha portato in pubblico a proferire parole insolitamente critiche nei confronti dell’alleato israeliano. La Farnesina prima, e poi lo stesso Presidente del consiglio, Romano Prodi, hanno affermato oggi in maniera terminante: “non saremo noi a disarmare Hezbollah”. Meglio così, sarebbe una rogna pesante, ma… allora che andiamo a fare?
Certo non li disarmeranno gli israeliani, per fortuna, altrimenti sarebbe già finita la tregua e la gente ricomincerebbe a morire. Ma gli israeliani hanno già fatto sapere che si oppongono alla presenza di paesi come la Malesia o l’Indonesia, che avrebbero potuto mettere un po’ di carne da cannone (gli oneri) per lasciare agli europei il comando (gli onori). Pazienza, ma il cerchio si stringe.
Gli Hezbollah, così li presentano i media mainstream, sono i cattivoni della situazione. Proprio perciò, allora, non possiamo aspettarci che Hezbollah voglia disarmare volontariamente proprio adesso. Le dichiarazioni trionfali di Hassan Nasrallah, unite a quelle del giovane Bashar da Damasco e le posizioni espresse dal presidente libanese Emile Lahoud, dimostrano che Hezbollah ha la forza per continuare a giocare un ruolo non solo politico. Oltretutto, lo pensano in tutto il mondo, a cominciare da Israele dove stanno lapidando i poveri Ehud Olmert e Amir Peretz, le dichiarazioni trionfali da Damasco a Teheran, sono del tutto giustificate.
Restano i soldatini libanesi, quelli che facendo il segno di V alle telecamere oggi si sono diretti verso Sud. Facevano un po’ di tenerezza. Sono quegli stessi che secondo gli Stati Uniti non avevano la capacità di disarmare Hezbollah. Con quella scusa gli israeliani trovarono modo di rinviare il cessate il fuoco di almeno una settimana. Se il governo libanese volesse davvero disarmare Hezbollah, nella migliore delle ipotesi i due ministri del Partito di dio uscirebbero dalla coalizione facendo cadere il governo di Fuad Siniora. Ma questa non è la migliore delle ipotesi.
La verità è che la comunità internazionale, dopo avere ottenuto il cessate il fuoco, adesso pretende che l’esercito libanese disarmi Hezbollah e perciò sta lasciando il Libano solo, mettendo libanesi contro libanesi e aprendo la strada a una nuova guerra civile. Nella situazione che si sta profilando, di positivo c’è solo che almeno le truppe Unifil sarebbero già lì a dividere i libanesi. Sarebbe la prima guerra civile a cominciare con 15.000 arbitri internazionali sul campo di battaglia, anche se probabilmente le regole d’ingaggio impedirebbero loro di sanzionare le testate di un contendente all’altro. Stando così le cose, forse il male minore è che la risoluzione 1701 resti lettera morta.
Parole chiave: Medio Oriente, Libano, Unifil, guerra, Hezbollah, caschi blu