Non ci potevo credere: i due fresconi più fresconi del giornalismo italiano, Antonio Polito e Piero Sansonetti, si sono sposati. Mangiapane a tradimento rispettivamente direttore ed ex direttore di finti giornali pagati coi soldi pubblici, si ritrovano adesso sotto lo stesso tetto, tettuccio, ma sempre col sederino al caldo, de “Il Riformista”. Sì proprio “il Riformista”, l’imprescindibile foglio “né di destra né di sinistra” che ci costa 4 Euro di tasse per ognuna delle 2.000 copiuzze vendute.
La cosa ha dello straordinario se si pensa che Sansonetti, quello che fece fallire “l’Unità” e di “scusaci principessa” e della grazia alla Franzoni, fino a ieri era il direttore vendoliano di Liberazione e Polito è quello che affermò pubblicamente che se Vendola avesse vinto le elezioni in Puglia si sarebbe fatto monaco buddista. Ma a Sansonetti cosa importa. Tra una comparsata a “Porta a Porta” e un’altra a “La vita in diretta” il vendoliano ci ha messo poche settimane per sedersi al desco (sempre soldi pubblici, mai stare sul mercato è la prima regola di certa gentuzza, salvo poi difendere il mercato stesso a spada tratta quando sono gli altri a doverne patire i guasti) del più antivendoliano dei giornali. L’importante è aver trovato un’altra mangiatoia dalla quale sparare una banalità dietro l’altra, di quelle che fanno perdere la sinistra ma garantiscono fior di gettoni di presenza da Bruno Vespa.