In Venezuela un referendum popolare, come sempre monitoratissimo da migliaia di osservatori internazionali, ha stabilito che il presidente uscente potrà semplicemente candidarsi e provare a farsi rieleggere. Per Hugo Chávez è un importante trionfo con il 10% di vantaggio sul no, che gli permetterà di essere sconfitto, semmai, dalle urne, il luogo della democrazia e non da un’alchimia e un limite imposto.
La stampa italiana però, invece di studiare e informarsi prima di informare, resta in superficie e calunnia: “Chávez presidente a vita” mente in massa. E’ l’ennesima operazione da MINCULPOP dove il percorso del Venezuela bolivariano invece di essere legittimamente analizzato ed eventualmente criticato viene diffamato e deriso con formule mistificatorie, che analizzeremo, per impedire agli italiani di pensare che in America latina un altro mondo è possibile.
Volevano farlo fuori con un colpo di Stato e il popolo (era l’11 aprile 2002) si permise di riportare il governo democraticamente eletto al governo. Hanno provato a strangolare l’economia e ad ucciderlo. Hanno provato una dozzina di volte a sconfiggerlo nelle urne senza riuscirci salvo che in un’occasione nel 2007 quando fu lui a sbagliare dimostrando proprio la solidità della democrazia venezuelana. Avrebbero preferito sconfiggere il fenomeno Chávez senza batterlo, semplicemente impedendogli di ricandidarsi. Invece con un referendum democratico i venezuelani hanno deciso che il presidente potrà ricandidarsi. Così hanno deciso gli unici legittimati a farlo, che non sono né i velinari di Via Solferino né gli economisti dell’FMI ma gli stessi elettori venezuelani. Domani le opposizioni dovranno e potranno riprovare a sconfiggerlo col voto, come avviene in tutte le democrazie e potranno perfino revocarlo, con un istituto costituzionale come il referendum revocatorio.
Eppure quello che è possibile per Silvio Berlusconi, per Gordon Brown, Angela Merkel, José Luís Rodríguez Zapatero, ricandidarsi e farsi rieleggere, se così ritiene giusto la maggioranza degli elettori, o passa sotto silenzio quando a volersi ricandidare sono presidenti di ultradestra come il colombiano Álvaro Uribe, viene visto non solo con scandalo e ripulsa, ma addirittura manipolato per trasformarlo in una millantata “elezione a vita” per la stampa italiana che insulta così l’intelligenza dei propri lettori, che difatti a frotte se ne allontana ogni giorno di più di fronte. Scrivono balle credendo di pascolare il “popolo bue” mentre il crollo verticale della loro credibilità secondo il CENSIS accomuna oramai quattro lettori su cinque.
E’ evidente che parlare di “elezione a vita” è un falso, un artificio ed una manipolazione da parte della stampa. Eppure è proprio questo che scrivono i giornali italiani. Per “La Repubblica” del 16 febbraio, Chávez “sarà presidente a vita”. Per il corrispondente da Copacabana del “Corriere della Sera”, Rocco Cotroneo è “un inatteso stop per l’opposizione”. Ancora peggio fa “La Stampa” del 14 che titola: “Chavez a vita, il Venezuela al voto”.
Per “il Giornale” (da Madrid) si è votato per nominare Chávez “dittatore a vita” mentre si supera “Libero” per il quale il “Venezuela è come Cuba” e sostiene che “Hugo Chavez è riuscito a cambiare la costituzione del Venezuela e ad assicurarsi una permanenza al potere che se non è vitalizia poco ci manca”. Notare la terminologia: Chávez (quanto costa un accento?) non ha vinto democraticamente ma “è riuscito a cambiare”, e non “si potrà candidare a governare” ma “si assicura la permanenza (vitalizia) al potere”. Bugiardi. Bugiardi e grossolani, come quel titolo del TG5: “Chavez brinda alla dittatura”.
Il “Secolo XIX” di Genova è addirittura monotematico e infarcisce il pezzo di ripetizioni fin da titolo e sottotitolo: “Chavez presidente a vita” è il primo. E già nel rigo sotto si può leggere: “Hugo Chavez potrà fare il presidente a vita del Venezuela”. La maestra avrebbe segnato errore oltre a rilevare la mistificazione. Fuori dal coro c’è solo un equilibrato Roberto da Rin sul “Sole24Ore” che correttamente suddivide le posizioni di maggioranza e opposizione senza prendere posizione e senza concedersi alla moda di infarcire il pezzo di ironie e denigrazioni e Raffaele Fichera che passa sul TG3 con un buon servizio. Sono poche, pochissime eccezioni in un quadro desolante, superficiale, pretestuoso, pieno di pregiudizi e di cattivo giornalismo dove le insinuazioni sostituiscono le notizie.
Soprattutto il dibattito sull’opportunità o meno della ricandidatura per un terzo mandato di Chávez (e di chiunque altro) semplicemente non esiste sulla stampa italiana. Ogni spessore sparisce e non un solo costituzionalista o esperto di diritto comparato viene sentito. Non un solo parere alternativo a quello mainstream, non un solo approfondimento viene offerto. Sempre ligi al potere, quando si parla di Venezuela non un solo potente chavista, un ministro, un editorialista viene sentito. Il chavismo non ha idee, né programmi. Non esiste ma è come l’uomo nero da evocare per spaventare i bambini.
Perché il “dittatore a vita” abbia vinto ancora (e se dimezzare la povertà fosse un merito?) non si spiega o si spiega con un termine considerato un insulto: “populista”. Anche l’11 aprile 2002 il popolo fu populista quando a milioni scese in piazza per sconfiggere il golpe voluto dai democraticissimi e per nulla populisti (loro i popoli li affamano) George Bush, José María Aznar (un suo deputato è andato a farsi espellere per creare il caso) e FMI.
Nella stampa italiana Chávez ha per definizione torto, e se certo assistenzialismo non è sempre un bene non spiegano mai che l’alternativa a tale assistenzialismo per loro è la fame neoliberale che imporrebbe l’opposizione e alla quale i governi che considerano democratici (come quello di Carlos Andrés Pérez, vicepresidente dell’Internazionale Socialista che nell’89 fece massacrare migliaia di persone nel Caracazo oppure i narcogoverni amici di Álvaro Uribe in Colombia e Felipe Calderón in Messico) obbligano la popolazione. E se i venezuelani montanellianamente votassero Chávez turandosi il naso perché l’opposizione è ancora impresentabile? Ricordate il caso del neonazista antisemita Peña Esclusa fatto passare in Italia da Aldo Forbice come il “capo dell’opposizione democratica (sic) alla dittatura chavista”?
Leggeteli quegli articoli senza alcuno spessore, scritti da gente che spesso non ha mai messo piede in Venezuela e di sicuro non si è mai preoccupato di intervistare un “chavista”. In questo modo si sviliscono perfino le ragioni dell’opposizione. Il più solido argomento a favore del “no”, la citazione dalla storia messicana del “Sufragio Efectivo, No Reelección”, lo slogan della rivoluzione del 1910 contro Porfirio Díaz, così ovvio per chi sa di America latina, non appare da nessuna parte; semplicemente lo ignorano. Ignoranti.