Almeno bisogna riconoscere a José María Aznar di aver rotto un unanimismo di facciata in attesa dell’insediamento di Barack Obama.
Ma le sue dichiarazioni sul neopresidente statunitense rilasciate a Vanity Fair sono imbarazzanti quasi quanto quelle di Silvio Berlusconi che definì Obama abbronzato.
Per Aznar, che ha difeso tutto il suo operato come capo del governo a partire dalla guerra in Iraq, Obama è “un esotismo storico” e la sua presidenza si concluderà con un “prevedibile disastro economico”.
Il termine “esotismo” ostenta un razzismo dichiarato e non interpretabile, come ha stigmatizzato il vicesegretario del PSOE José Blanco, ma Aznar non finisce lì. Con le stesse parole di Silvio nostro afferma che George Bush “sarà ricordato dalla Storia come un grande statista” e che sta vivendo adesso “l’ora dell’ingratitudine”.
Peccato che proprio George Bush sia stato molto ingrato con Aznar e in queste stesse ore abbia dato a lui e a qualcun altro un grande dolore. Infatti nell’ultima settimana del suo mandato Bush decorerà con la “medaglia presidenziale della libertà” i suoi tre “amici e alleati leali”. Sono il britannico Tony Blair, l’australiano John Howard, e il colombiano Álvaro Uribe. Né di José María Aznar né di Silvio Berlusconi vi è traccia.