La guerra più dimenticata del mondo, quella dei narcos messicani, compie ogni giorno un passo verso l’abisso nel silenzio complice dei media internazionali.
Sono apparsi così giovedì mattina sul ciglio della strada 13 corpi di ragazzi tra i venti e i trent’anni. I sicari li hanno fatti scendere da un camion già legati, li hanno fatti inginocchiare e li hanno crivellati di colpi. “Los ejecutados” li chiamano, i giustiziati, anche se a fare giustizia è il crimine organizzato che sta trasformando il Messico nel luogo di una guerra senza quartiere per il controllo del traffico della droga.
E’ successo nello stato di Sinaloa, sulla costa pacifica nel Nord del Messico. Un’altra fucilazione di cinque persone è avvenuta nello stato di Chihuahua dove i morti in poche ore sono stati 14.
Alle due del pomeriggio tre auto piene di uomini armati hanno preso cinque giovani, li hanno messi contro una parete e li hanno fucilati.
Nello stesso giorno (oltre ad altri sette morti tra Guerrero, Sonora e Bassa California) è stato ammazzato Jesús Martín Huerta, poliziotto, che aveva in carico le indagini per l’omicidio del giornalista José Armando Rodríguez Carreón, “El Choco”, a Ciudad Juárez, del quale abbiamo dato conto qui.