Oggi 17 febbraio, a Roma, si manifesta contro la distruzione dell’Università italiana da parte del governo e soprattutto del Ministro Moratti.
Sul sito della Rete Nazionale Ricercatori Precari si possono trovare più informazioni. Il webmaster del sito è non casualmente GC. Nel leggere il testo della riforma, e tutta una serie di riforme che si stanno realizzando in Italia, al di là di altre considerazioni, si ha un’impressione folle.
Si ha l’impressione che questo paese sia governato contro se stesso, contro il benessere ed il futuro dei propri cittadini. Il discorso potrebbe essere molto complesso ma a ben guardare così è. Siamo infatti oramai governati da una sorta di dittatura della piccola e media impresa soprattutto lombardoveneta, che non ha interesse alcuno in uno sviluppo armonico del paese, nello sviluppo tecnologico competitivo alimentato da una ricerca di buon livello in grado di competere con i paesi avanzati. Ha solo interesse nella detassazione continua, ma allo stesso modo non ha forza, capacità, competenza e finanze per investire nella competizione tecnologica mondiale.
E’ un capitalismo così straccione, così padrone delle ferriere, così antiquato nella forma da sapere solo sfruttare gli operai e distruggere l’odiato stato. Ci vorrebbe molto più coraggio per dire che non solo il modello di sviluppo basato sulle piccole e medie imprese è in crisi ma che è oggi dannoso, disequilibrato ed incapace di garantire la crescita.
Anzi, favorire le piccole e medie imprese significa oggi perfino danneggiare la crescita del paese. Il progetto secessionista si sta realizzando quindi, ma con l’occupazione manu militari del centro sud, che -con le gabbie salariali, per esempio- dovrà essere la Romania a basso costo della Padania.
La piccola e media impresa è incapace di evolversi tecnologicamente. Può solo brillantemente produrre magliette o delocalizzando, come negli anni ’90 o all’interno di un progetto neoliberale di dissoluzione dello stato, che è quello che stiamo vivendo. Ma in assenza di grandi investimenti privati, in un paese dove la grande impresa è già stata massacrata e non è mai stata particolarmente forte, solo lo stato -è così dal Giappone agli Stati Uniti, passando per Francia e Germania e Gran Bretagna- può garantire la competitività ad alto livello nel paese.
E ciò senza neanche iniziare a parlare di un possibile altro modello di sviluppo che guardi oltre il neoliberismo… La dittatura delle piccole e medie imprese, che ha i suoi ducetti in Giulio Tremonti ed Umberto Bossi (Silvio non conta), e con la quale continuano a flirtare Bersani e c., ha occupato il paese è lo sta conducendo verso il terzo mondo. Oggi difendere la ricerca pubblica -e la scuola- dalle grinfie della Thatcher dei poveri, donna Letizia, è veramente lottare per salvare l’Italia da un futuro argentino.