Stadio Olimpico oggi. Qualcuno dice che è meglio far finta di niente. A qualcun’altro invece dà noia. A me pure.
Il problema è bello grosso. Lo stato nazione identitario, quello che fu il germe del fascismo si diluisce e vivaddio non ritorna. Solo gli statunitensi e pochi altri vivono con la bandiera a pelle e possono rivendicare una politica espansionista, cosa indissociabile dal nazionalismo. Perfino gli eserciti devono fare i politicamente corretti e quando vanno a far la guerra la chiamano missione umanitaria.
Ma nelle curve di destra c’è qualcosa di molto più grave. Le curve sono un territorio spesso senza legge dove la destra (ultra e meno ultra), ha capito che è possibile fare proselitismo come in nessun altro posto della società. L’ulteriore e definitiva atomizzazione sociale degli ultimi vent’anni, ha chiuso o ridotto molti contesti associativi neutri o positivi. Perfino la parrocchia ha perso colpi!
Oggi il contesto piccolo borghese sottrae, per fortuna, alla legge della strada la maggioranza, e quelli che non vi sono sottratti sono spesso manovalanza per la microcriminalità. Solo in un contesto di branco, possono essere iniettati i batteri del razzismo, della superiorità, del "sono tutti contro di noi" e del "got mit uns". Il branco, il commando ultrà, è lo squadrismo del XXI secolo. E non è possibile negarlo. E’ confinato agli stadi perché lì oggi compie la sua funzione. Ma può uscirvi domani.
In questo contesto da molti anni la destra (i casi di sinistra sono marginali e decontestualizzati) ha deciso di militarizzare scientificamente le curve di mezza europa, innanzitutto allontanando i pacifici tifosi che vanno allo stadio con la frittata di maccheroni.
Con un po’ di violenza fisica, funzionale, controllata e non irrazionale, si crea spazio per guardare a quel sottobosco adolescenziale che si avvicina naturalmente al calcio come sport popolare ma al quale offrono un contesto ideologico che dal rigore non dato (sicuramente per un complotto mondiale contro la nostra squadra), con pochi salti logici, arriva fino ai forni crematori. Ma queste ultime sono espressioni estreme, usate con sapienza per convogliare il consenso intorno ai capi, che a poco prezzo si mostrano coraggiosi, srotolano uno striscione aberrante e finiscono sulle prime pagine dei giornali.
Stiamo parlando di un lavoro capillare, in ogni città, dalla A fino ai campionati regionali che ogni giorno cattura nuovi giovani, che non importa se spacchino le teste o buttino i motorini dalle gradinate (in genere sono troppo vigliacchi per farlo) ma vengono politicizzati a destra in questo percorso.
Quindi è difficile aspettare un percorso legislativo che stronchi il fenomeno. Conviene a troppi e le società sportive che hanno spostato la gran parte dei ricavi dallo stadio alle Tv non ne ricevono poi così tanto danno. In fondo come nelle teleserie statunitensi gli applausi vanno meglio se sono taroccati o a comando.
E’ un problema da affrontare in altro modo allora, se non si vuole continuare a lasciare generazioni di piccolo borghesi o lumpen alla propaganda della destra. Che fare?