Dal Corriere della Sera di oggi. Caro Romano Prodi, queste uscite simil-leghiste danno fastidio a decine di milioni di italiani. Passino i salotti…
UNIONE / Se un politico vuole durare deve tenersi lontano dalla Capitale
Prodi: «Io vivere a Roma? Manco morto»
Il leader dell’Unione e la capitale. «Estraneo a certi giri, così si mantiene la rotta»
«Io vivere a Roma? Manco morto». Romano, masolo di nome. Prodi, intervistato a Cinisello Balsamo (Milano) da Gad Lerner e Massimo Cacciari, ha confessato la sua inguaribile allergia per la capitale e per i suoi salotti. «Mi rendo conto?ha detto ? di essere un corpo estraneo rispetto al giro romano. E a volte lo pago caro, soprattutto quando scattano certe dinamiche dell’informazione». Il leader dell’Unione ha aggiunto: «Vivere distante da Romaè un vantaggio sul lungo periodo: se un politico vuole durare è bene che se ne stia lontano».
Romano, ma solo di nome. Saranno state le nebbie del Milanese o l’adrenalina che gli ha messo in corpo la mini-contestazione di uno sparuto drappello leghista, fatto sta che Prodi ha per la prima volta confessato la sua inguaribile allergia per Roma e per i suoi salotti. «Molti politici si sono trasferiti nella Capitale…, beh, io non ci andrei ad abitare manco morto» ha detto ieri sera il leader dell’Unione, intervistato a Cinisello Balsamo da Gad Lerner e Massimo Cacciari.
Risate dalla platea del teatro Marconi. Ha proseguito Prodi: «Mi rendo conto di essere un corpo estraneo rispetto al giro romano dei salotti. E vi assicuro che a volte lo pago a caro prezzo, soprattutto quando scattano certe dinamiche dell’informazione…». Silenzio in sala. «Ma resto della mia idea?ha insistito, facendosi serio ?: vivere lontano da Roma è un vantaggio sul lungo periodo. Anzi, sono convinto che se un politico vuole durare a lungo, è bene che ne stia a distanza da quella città…».
Prodi, che assieme alla moglie Flavia ha presentato il libro Insieme (attualmente all’8¢ªposto nelle classifiche di vendita per la saggistica), ha quindi rivendicato le sue radici padane. E in risposta ai fischi di una quindicina di leghisti appostati all’esterno del teatro, ha affermato: «Sì, ho sentito che protestano. Boh, forse non sanno che io sono nato molto più vicino al Po di loro. E non sanno nemmeno che la prima volta che incontrai Bossi gli dissi: “È inutile che la racconti, tu sei uno svizzero al mio confronto”… ». Il leader dell’Unione, che prima del dibattito ha visitato la sede della casa editrice «San Paolo», ha così sintetizzato il rapporto che lo lega alla moglie Flavia in politica: «Lei è la complessità, io la semplificazione: insieme siamo perfetti».
In mattinata, intervistato a Radio Terzo Mondo dall’editorialista del Corriere, Paolo Franchi, Prodi ha spaziato su vari temi. Ha ribadito la volontà, in caso di successo elettorale, di «abrogare la riforma elettorale imposta dal centrodestra, ridando agli italiani il maggioritario, garanzia di stabilità ». Due i modelli preferiti: «Quello francese e quello tedesco ». Una linea che non sarà semplice per il Professore imporre agli alleati. La risposta di Fausto Bertinotti, proporzionalista convinto, è infatti arrivata a stretto giro di posta: «Francamente non vedo il motivo di riaprire ora il dibattito…». Come dire: il maggioritario è tutt’altro che una priorità. Su posizioni analoghe il ds Cesare Salvi, secondo il quale la soluzione migliore sarebbe «il proporzionale alla tedesca». Mentre Francesco Rutelli, d’accordo con Prodi sulla necessità di abrogare la riforma della Cdl, non si è sbilanciato: «Il maggioritario? È solo un arrivederci ». Il Professore ha quindi rilanciato l’Ulivo: «Non lo abbandono, ma non è contro i partiti». E a chi teme un esecutivo all’insegna del «Prodinotti», ha assicurato: «Il Prc avrà un ruolo di governo in base ai rapporti di forza usciti dalle primarie: Bertinotti è uomo d’onore».
Francesco Alberti
16 dicembre 2005