Caso Adriano Sofri: Roberto Castelli, lo Schwarzenegger in camicia verde

Quando gli hanno detto che Adriano Sofri era più di là che di qua anche ad un duro come Roberto Castelli, di quelli che pensano che le carceri sono alberghi di lusso, si è un po’ stretto il culo. Avrà pensato a che figura avrebbe fatto a farlo morire in galera.

E’ stato un momento. Appena Sofri è uscito fuori pericolo è tornato a galla il padano che ce l’ha duro ed allora niente grazia: se non muore allora “non ci sono le condizioni per la grazia”. A ben guardare è lo stesso ragionamento (scusandomi con il “ragionamento”) che dev’essere barlumato nella testolina del governatore della California Arnold Schwarzenegger.

Ergendosi a padreterno e sinedrio e ponzio pilato allo stesso tempo ha mandato a morte un uomo con una frase raggelante: “non ho trovato una giustificazione per concedere la grazia a Stanley ‘Tookie’ Williams”.

E’ escluso che anche Schwarzenegger, nel mandare a morte Williams, abbia avuto una scarica di celodurismo. Con tutti gli anabolizzanti che si è fatto non potrebbe neanche con una carriola di Viagra. Eppure qualcosa accomuna il barbaro republikaner austro-statunitense con il barbaro guardasigilli padano: la mancanza di umanità.