Il Manifesto – Manlio Dinucci
Dopo essere rimasto segreto dal 1999 ad oggi, il budget dei servizi segreti statunitensi viene ora in parte alla luce: in una conferenza a San Antonio Mary Graham, uno dei vicedirettori della National Intelligence, ha rivelato che esso ha raggiunto i 44 miliardi di dollari annui (più del pnl del Kuwait, grosso esportatore di petrolio). L’ultima cifra ufficiale, dichiarata nel 1998, era di 26 miliardi. Non si può pensare che quello della Graham, veterana della Cia, sia stato un lapsus. La rivelazione del budget in via ufficiosa può essere un modo per nascondere una spesa ancora maggiore. La National Intelligence, diretta dall’ex ambasciatore in Iraq John Negroponte, raggruppa infatti ben 15 agenzie: oltre alla Cia vi è la Dia (l’Agenzia di intelligence della difesa) e, oltre alla Dia, ogni settore delle forze armate ha un proprio servizio segreto. Come se ciò non bastasse, Negroponte ha annunciato lo scorso 13 ottobre la creazione del «Servizio clandestino nazionale» (Ncs), un settore trasversale supersegreto con base alla Cia con il compito di coordinare «la crescente attività di spionaggio e operazioni coperte condotte dal Pentagono e dall’Fbi su scala mondiale» (The Washington Post, 14 ottobre).
Questo secondo piano della guerra viene sempre più potenziato, come indica la decisione del presidente George W. Bush di accrescere del 50 per cento il numero di agenti e analisti della Cia. Per questa guerra segreta vengono inoltre impiegate le più avanzate tecnologie: basti pensare che, solo nei cieli dell’Iraq, volteggiano oltre 700 droni, piccoli aerei senza pilota con il compito di individuare gli obiettivi da colpire e in qualche caso colpirli direttamente (come fa il Predator della Cia armato di missili Hellfire).
Il budget reale dei servizi segreti è quindi, con tutta probabilità, molto più alto di quello fatto trapelare. Lo si può dedurre dalle cifre ufficiali del bilancio della difesa: esso prevede per l’anno fiscale 2006 (iniziato il 1° ottobre 2005) una spesa di 447,4 miliardi di dollari, rispetto a 405 nel 2003.
Di questi 263 sono destinati al personale militare e alle attività operative. Che gli Stati uniti intendano accrescere sempre più la propria forza militare è dimostrato dal fatto che, tra il 2003 e il 2006, la spesa per l’acquisto di armamenti è passata da 68 a 81 miliardi e quella per la ricerca & sviluppo militare da 53 a 68. Oltre a quella per la difesa figurano nel bilancio federale altre spese di carattere militare, tra cui 68,5 miliardi per i militari a riposo e 41 destinati al Dipartimento per la sicurezza della patria. Considerando anche queste spese e quella per i servizi segreti, la spesa militare complessiva degli Stati uniti supera, nell’anno fiscale 2006, i 600 miliardi di dollari.
Ciò significa che nel bilancio federale (pari a 2.144 miliardi) oltre un dollaro su quattro viene destinato alla spesa militare. A questa si aggiungono gli stanziamenti straordinari (ormai ordinari) per le guerre: il costo di quella in Iraq, calcolato nell’arco di tre anni, supera i 250 miliardi di dollari, in media oltre 83 l’anno. Non c’è quindi da stupirsi che, nel bilancio federale 2006, siano previsti 309 miliardi di interessi passivi netti dovuti in gran parte al fatto che il governo si indebita per sostenere lo sforzo bellico.
A questa enorme spesa militare, ufficialmente dichiarata, si aggiunge quella ufficialmente segreta dei servizi segreti. La cifra di 44 miliardi di dollari annui, fatta trapelare ufficiosamente, è certamente solo la punta dell’iceberg di una spesa ben più grossa per la guerra globale segreta coordinata dal «Servizio clandestino nazionale».