Dal presidente della FIFA Joseph Blatter all’ex stella del calcio Pelé (uomo di destra che appoggiò la dittatura militare e ministro dello sport col governo neoliberale di Fernando Henrique Cardoso) tutti sparano sui ritardi nel completamento delle grandi opere per gli imminenti mondiali di calcio. Se Pelé parla di vergogna e Blatter di inerzia tipica dei brasiliani vi sono però anche interpretazioni opposte. Secondo Andréa Caldas, direttrice del dipartimento di Scienze della Formazione presso la Università Federale del Paraná:
«è chiaro che dietro le denunce su ritardi e inefficienze contro il governo brasiliano nelle grandi opere per gli imminenti campionati mondiali di calcio vi è un movimento di “forchettoni” composto da interessi privati, che da sempre lavora per diffamare il settore pubblico rappresentandolo come improduttivo e inefficiente. Sorprendente [prosegue Caldas] la difesa del governo e di chi lo sostiene che fa proprio tale sofisma [fa gli esempi di Petrobras, della scuola pubblica o del SUS, il sistema sanitario nazionale] invece di smascherarlo e denunciarlo.
Tali imprese private vincono gli appalti col massimo ribasso [cita l’esempio del Campus Rebouças della stessa UFPR]. Quindi mettono in atto una strategia con la quale utilizzano ogni mezzo per ritardare i lavori ed entrare in contenzioso con la committenza statale e mettere in atto un vero e proprio ricatto economico per far rifinanziare i lavori anche all’ultimo secondo e ottenere maggiori profitti. Ciò quindi non è dovuto all’inefficienza del settore pubblico ma alla malafede di quello privato e alla debolezza della legislazione brasiliana. È in questo senso che il governo dovrebbe avere un coraggio che non sembra avere per portare alla luce tale malafede; non è un campionato per chi ama di più il Brasile, ma dovrebbe essere detto: o ami il Brasile o fai un passo indietro».