Nell’agosto del 1974 per la prima e unica volta nella storia l’inquilino della Casa bianca fu costretto a dimettersi. Era Richard Nixon ed una breve riflessione su quei momenti può darci lumi sul nostro presente. Anche il dirigente statunitense era stato centrale per tutto il ventennio precedente nella storia del suo paese. Due volte vice-presidente di Dwight D. Eisenhower, sconfitto da John Kennedy nel 1960, risorto nel 1968 fino alla Casa bianca, vincente ancora nel 1972, Nixon era la figura politica centrale della sua epoca storica.
Anche il dirigente del Great old party statunitense si pensava indispensabile in un momento chiave della Storia, crisi petrolifera, Vietnam, disgelo con la Cina, superamento dello standard aureo e la sua presidenza veniva definita imperiale. Non era un’anima bella Richard Nixon, basta ricordare il golpe in Cile, ma era straordinariamente popolare nel partito repubblicano e nel paese. Il 7 novembre del 1972 non aveva preso 10 milioni di voti (7,3 il suo partito) arrivando alle spalle del proprio principale avversario. Di voti Nixon ne aveva presi 47 milioni (contro 29) stravincendo in 49 stati su 50 dell’Unione. La vittoria più netta della Storia.
Meno di due anni dopo quella vittoria Nixon vedeva nel Watergate un complotto e un’ingiustizia che metteva fine ad una “presidenza imperiale”. Le sue dimissioni non furono dovute a una condanna definitiva in terzo grado per un crimine infamante quale l’aver frodato il fisco, ma furono volte a prevenire l’impeachment (la messa in stato d’accusa). Non poteva accettare che la presidenza della Nazione fosse indebolita dalle accuse a suo carico. Nixon fu il primo e l’unico presidente degli Stati Uniti a vivere l’onta delle dimissioni ma si dimise per il bene del paese e si ritirò a vita privata. Arnaldo Testi, professore ordinario di Storia dell’America del Nord a Pisa, riproduce in queste ore sulla propria pagina Facebook il discorso con il quale Richard Nixon diede le dimissioni l’8 agosto 1974 a seguito dello scandalo Watergate.
“avrei preferito sopportare l’agonia personale e portare a termine il mio mandato e la mia famiglia mi ha invitato all’unanimità a farlo. Ma l’interesse della Nazione deve sempre venire prima di qualsiasi considerazione di carattere personale “.