Da tutta la vita rifuggo le definizioni, le tessere, gli inscatolamenti, che piacciono tanto soprattutto a sinistra, per bollare, etichettare, ghettizzare e autoghettizzarsi e smettere di pensare.
Faccio però un’eccezione: sono da sempre e sarò sempre allendista. Mi riconosco tuttora pienamente nel progetto di socialismo umanista del presidente Salvador Allende e dell’Unidad Popular.
Oggi 26 giugno 2008, ricorrono i cent’anni della nascita di questo cileno universale, un rivoluzionario, un socialista e un militante della Patria grande latinoamericana che lo annovera tra i propri padri come il più umano. In un giorno come questo, dedicato alla vita di Don Salvador, una vita di militante instancabile nel rispetto fino alla morte del proprio mandato e del popolo che lo elesse, non è il caso di parlare dei suoi lugubri carnefici, di Henry Kissinger e del suo ascaro Augusto Pinochet.
Da allendista voglio dedicare al mio Don Salvador, quello con il quale, come Tomás Moulián, da sempre mantengo una conversazione ininterrotta sul destino del Cile e dell’America latina, una mia traduzione di una poesia di Don Mario Benedetti a lui dedicata.
Allende
di Mario Benedetti (tr. it. Gennaro Carotenuto)
Per uccidere l’uomo della pace
per colpire la sua fronte limpida d’incubi
dovettero convertirsi in incubi
per vincere l’uomo della pace
dovettero congregare tutti gli odi
e di più gli aerei i carrarmati
per battere l’uomo della pace
dovettero bombardarlo dargli fuoco
perché l’uomo della pace era una fortezza
per uccidere l’uomo della pace
dovettero scatenare la guerra più turpe
per vincere l’uomo della pace
e zittire la sua voce modesta e martellante
dovettero spingere il terrore fino all’abisso
ed ammazzare di più per seguire ammazzando
per battere l’uomo della pace
dovettero assassinarlo molte volte
perché l’uomo della pace era una fortezza
per uccidere l’uomo della pace
dovettero immaginare fosse truppa
un’armata una banda una brigata
dovettero credere fosse altro esercito
però l’uomo della pace era soltanto un popolo
e teneva tra le mani un fucile e un mandato
ed erano necessarie più armi più rancori
più bombe più aereoplani più obbrobri
perché l’uomo della pace era una fortezza
para matar al hombre de la paz
para golpear su frente limpia de pesadillas
tuvieron que convertirse en pesadilla
para vencer al hombre de la paz
tuvieron que afiliarse para siempre a la muerte
matar y matar más para seguir matando
y condenarse a la blindada soledad
para matar al hombre que era un pueblo
tuvieron que quedarse sin el pueblo
per uccidere l’uomo della pace
per colpire la sua fronte limpida d’incubi
dovettero convertirsi in incubi
per vincere l’uomo della pace
dovettero affiliarsi per sempre alla morte
uccidere e uccidere per continuare uccidendo
e condannarsi alla solitudine blindata
per uccidere l’uomo che era un popolo
dovettero restare senza il popolo.