Si può far credere di far luce su notizie negate e invece prestarsi a fare informazione di regime? Si può dare spazio ad un giornalista scomodo come il colombiano Hollman Morris (nella foto) continuamente minacciato di morte e che vive sotto scorta e omettere strumentalmente di fargli dire da chi è minacciato? Si può qualunquisticamente dire che sono tutti colpevoli e quindi che nessuno è colpevole?
Sì, si può fare come fa Alver Metalli sull’America latina causando danni gravi, di credibilità e d’immagine al servizio pubblico di Radio RAI e alla trasmissione Pianeta Dimenticato. Alverito Metalli è già noto ai lettori di Giornalismo partecipativo per un gravissimo servizio nel quale dava spazio a tesi corrive con la dittatura militare argentina dei 30.000 desaparecidos, tendenti a bloccare in ogni modo i processi per crimini contro l’umanità. La denuncia partita da questo sito ebbe immediate conseguenze, trovando sensibili sia il direttore che il vicedirettore della testata, Antonio Caprarica e Gianfranco d’Anna.
Metalli ci riprova oggi in maniera perfino più subdola, con la Colombia,
confezionando un coraggioso servizio su quanto è difficile fare il giornalista in Colombia e sul fatto che oltre 100 giornalisti siano stati ammazzati in questi anni. Tutto vero se non che Metalli denuncia il peccato ma non il peccatore, e anzi si prende la briga di distribuire qualunquisticamente le colpe tra guerriglia, paramilitari e narcotrafficanti. Ciò è ingiustificabile per due motivi: 1) omette il terrorismo di Stato. 2) chiama in causa la guerriglia.
Sfido Alver Metalli, se ha un minimo di onestà, a citare i nomi di giornalisti uccisi dalla guerriglia. Le FARC sono colpevoli di molti crimini ma è in malafede chi attribuisce loro colpe che non hanno allo scopo di diluire ed occultare responsabilità che hanno nomi e cognomi che Alverito Metalli conosce perfettamente ma si guarda bene dal fare.
E qui veniamo al secondo e più importante punto. Alverito, che afferma di stare a Bogotà, intervista il giornalista Hollman Morris, che ha passato molto tempo in Italia nell’ultimo mese rilasciando interviste a tutti, da Maurizio Torrealta per RaiNews24, a Cecilia Rinaldini per Voci dal Mondo, oltre a molteplici interviste date alla stampa scritta e online e in tutti gli incontri pubblici sostenuti, a Roma e a Perugia. In tutte queste occasioni Morris -quasi ossessivamente e a ragione, visto che rischia la pelle in prima persona- accusa il presidente colombiano Álvaro Uribe di mettere in pericolo la sua vita e di essere di gran lunga il principale pericolo per la libertà d’espressione in Colombia.
Può Morris non aver detto ad Alver Metalli proprio la cosa che gli sta più a cuore e che ripete continuamente? Non può. E’ Alver Metalli che ha stravolto il senso delle dichiarazioni di Morris per farle risultare del tutto generiche. Come per l’Argentina aveva voluto spezzare una lancia in favore dell’impunità di torturatori, assassini e sequestratori di bambini, sulla denuncia dei quali proprio Pianeta Dimenticato ha costruito una parte importante della propria credibilità, di nuovo Metalli si è prodotto nell’opposto di quello che una persona intellettualmente onesta dovrebbe fare, questa volta a favore di Uribe, contro Radio RAI e contro Pianeta dimenticato.