Ieri Cavani ha superato come numero di gol con la maglia del Napoli un mito come Luiz Vinicio. Questo giocò con la maglia del Napoli per 152 volte in 5 anni e segnò 69 gol. Va da sé che giocò appena 30,4 partite l’anno segnando un gol ogni due partite o quasi. Dal centravanti di origine mineira che, a 80 anni suonati, vive ancora felicemente a Napoli, al ragazzo di Salto passa più di mezzo secolo. In due anni e spiccioli ha vestito l’azzurro già 101 volte segnando la bellezza di 72 gol. La media strabiliante è di 7 gol ogni 10 partite sfiorando le 50 partite l’anno. Se Cavani avesse, come Vinicio, giocato il 50% in meno, avrebbe raggiunto Vinicio, che resta un grande, dopo 4 anni e mezzo (contro cinque) e non in poco più di due, quasi ad umiliare il vecchio Leone che non giocò mai Coppe europee.
Con tutto il rispetto per Cavani il superare Vinicio, e forse domani anche Maradona, risulta di scarso significato. All’epoca giocavano 30-35 partite l’anno, oggi 50-55. I capocannonieri segnavano pochissimi gol senza essere più scarsi. Nell’88 Maradona fu capocannoniere con appena 15 gol. Soprattutto, fino a qualche anno fa, se c’era anche una lieve deviazione era considerato autogol e il gol non veniva assegnato all’attaccante. Oggi mai o quasi è autogol. Quanti gol in più avrebbe fatto Vinicio? Quanti gol in meno Cavani? Difficile dirlo ma, per esempio, la tripletta di ieri alla Lazio al tempo di Vinicio sarebbe stata una semplice doppietta. Insomma, di questo passo tra vent’anni avremo SOLO giocatori contemporanei per presenze e gol. Favoriti dalle innovazioni al servizio della televisione come se il passato non esistesse e vivessimo immersi in un presente senza passato.
Questa è una piccola tragedia per lo sport che senza storia perde il rapporto con il mito… il grande Torino non ha vinto mai una Coppa, e allora? Meazza vinse due mondiali ma è solo al 39esimo posto per presenze in nazionale. Ben 23 dei 38 che lo precedono lo ha fatto giocando negli ultimi 20 anni, compresi giocatori relativamente poco significativi come Dino Baggio o Donadoni. Entro l’anno il cannoniere al quale è intitolato lo stadio di Milano sarà superato perfino da Chiellini. Tutti più forti? Buffon più importante di Zoff? Nesta di Scirea? Jesse Owens con i suoi tempi oggi sarebbe eliminato in batteria alle Olimpiadi? Chi può crederlo?
Tutto questo fa riflettere sul valore insignificante di certe metriche sportive. Gli unici che si salvano dal presentismo sportivo sono quelli del baseball professionale statunitense che giocano, come al tempo di Babe Ruth, ancora con le mazze di legno proprio per continuità storico-statistica. Per fare un fuori campo ci vuole nel 2012 esattamente la stessa forza e lo stesso occhio che ci voleva nel 1912 e chi ha una media alta oggi può confrontarsi con i propri predecessori su di un piede di parità. Anche il baseball avrebbe interesse a vendere i campioni di oggi meglio di quelli di ieri ma ha capito che senza storia, anche nello sport, non c’è futuro.