Riportiamo la trascrizione, il più letterale possibile, del discorso, alto, di Dilma Rousseff, presidente del Brasile, che ha inaugurato il dibattito nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Dilma ha parlato tra l’altro dei diritti delle donne, ha criticato le politiche fiscali ortodosse, ha chiesto la riforma urgente del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha chiesto il pieno riconoscimento della Palestina come Stato, la fine dell’embargo contro Cuba e ha fatto un appello contro l’islamofobia occidentale, per la lotta al cambio climatico e per il multilateralismo (gc).
Signor presidente, per molti noi donne siamo l’altra metà del cielo. Noi vogliamo essere anche la metà della terra. L’uguaglianza di diritti e di opportunità, libere da discriminazione e violenza può contribuire alla piena emancipazione di tutti. Purtroppo costato la permanenza di tutti i problemi che sollevavo già un anno fa e che oggi sono ancora più urgenti.
La grave crisi economica iniziata nel 2008, si è aggravata a causa delle politiche fiscali oltrodosse. Il mondo sviluppato non è capace di aiutare la crescita. La politica monetarista non può essere l’unica risposta ai problemi del mondo e alla disoccupazione. I paesi emergenti perdono mercato a causa della svalutazione artificiale delle monete sviluppate. Pertanto dobbiamo difenderci: quello che chiamano protezionismo è legittima difesa dalle politiche fraudolente del primo mondo che causano una vera guerra cambiaria.
Il Brasile sta facendo la sua parte, con una politica economica prudente, accumulando riserve, riducendo il debito con politiche sociali innovatrici che hanno aiutato 40 milioni di brasiliani a uscire dalla povertà. Nonostante la crisi stiamo mantenendo i livelli di impiego e stiamo continuando a migliorare le condizioni dei lavoratori. Stiamo dimostrando che quello tra crescita e contenimento della spesa è un falso problema. Il contenimento della spesa è altrettanto necessario come le politiche espansive. L’austerità non accompagnata da politiche di crescita è negativa. Noi abbiamo aumentato le spese in infrastrutture ed educazione per produrre scienza, tecnologia e innovazioni.
L’Oriente Medio e il Nord Africa hanno visto importanti movimenti sociali rovesciare regimi dispotici per iniziare processi di transizioni. In tutti questi movimenti vi era la rivolta contro povertà, disoccupazione e assenza di libertà civili. Si trovano in questi anche le conseguenze delle rivendizioni storiche contro politiche coloniali e neo-coloniali imposte da nazioni che si suppongono civilizzatrici e gli interessi economici delle quali invece sono chiari. Il Brasile condanna la violenza in questi paesi.
In Siria c’è un dramma umanitario. Sul governo di Damasco ricade la maggior parte delle responsabilità, ma vanno riconosciute anche le responsabilità dell’opposizione armata, soprattutto di quella che conta sull’appoggio logistico dall’esterno. Come presidente di un paese con milioni di discendenti di siriani faccio un appello per una mediazione: non c’è soluzione militare al conflitto siriano, quella diplomatica è l’unica opzione.
Signor Presidente, denuncio con forza l’aumento incontrollato di pregiudizi islamofobici nei paesi occidentali. Il Brasile è protagonista dell’alleanza tra civiltà iniziata dal governo turco. Denuncio che in Medio oriente c’è il principale pericolo alla pace internazionale. Denuncio che nel 2011 è stato disprezzato da parte israeliana l’aiuto offerto dal governo brasiliano per una soluzione diplomatica del conflitto israelo-palestinese con il riconoscimento dello Stato palestinese come sovrano nelle nazioni unite. Solo una Palestina sovrana potrà riconoscere ad Israele il suo legittimo diritto alla pace e alla sicurezza con i suoi vicini.
La comunità internazionale non riesce a contenere i conflitti regionali. Il problema principale è la mancanza di rappresentatività del consiglio di sicurezza delle nazioni unite che non è più capace di fermare le crisi. Non possiamo permettere che questo consiglia sia gestito con l’uso della forza al di fuori del diritto internazionale. Il ricorso a tali azioni è prodotto dell’impasse del Consiglio. Il Brasile è dalla parte dell’ONU ma vuole azioni legittime.
Il multilateralismo è oggi più forte dalla Conferenza di Río+20 di giugno 2012. Oggi si sta conformando un nuovo paradigma nella crescita sostenibile e inclusiva. Riconosciamo gli sforzi del segretario generale per lo sradicamento della povertà e la gestione responsabile delle risorse naturali. Siamo qui per definire tali obbiettivi e portarli avanti con la responsabilità di affrontare il problema del cambio climatico come la principale sfida per le generazioni presenti e future. Il Brasile dal 2009 si è impegnata in questo, con particolari oneri per un paese in via di sviluppo e che vuole accrescere il benessere della propria popolazione. Adesso ci aspettiamo che anche i paesi più sviluppati, che sarebbero meglio attrezzati di noi a realizzare questi obbiettivi, rispettino gli impegni con la comunità internazionale.
In uno scenario di crisi economiche, umanitarie e ambientali il Brasile lavora per la democrazia, la pace, la giustizia sociale.
Abbiamo avanzato molto nell’integrazione dell’America latina e dei Caraibi come priorità per il nostro inserimento internazionale. La nostra regione è un esempio per il mondo. Abbiamo raggiunto un sistema di stato di diritto, superando la stagione dei regimi autoritari e lo stiamo preservando e rafforzando. Per noi la democrazia va sempre difesa. Unasur e Mercosur sono fermi nel difenderla. Integrazione regionale e democrazia sono principi inseparabili. Riaffermiamo il nostro impegno a mantenere libera la regione da armi di distruzione di massa, in un mondo che invece ne possiede in gran quantità e minaccia tutta l’umanità. Svuotino gli arsenali e riempiano i granai.
Infine, signor presidente, voglio parlare di un paese fratello per tutta l’America latina: Cuba.
Cuba sta realizzando un aggiornamento del proprio modello economico. Per avanzare in questo aggiornamento ha bisogno dell’appoggio sia dei paesi vicini che di quelli lontani. Cuba è danneggiata dall’embargo economico da decenni. È ora di far finire questo anacronismo condannato dalle Nazioni Unite.
Signor presidente il Brasile ospiterà le Olimpiadi tra quattro anni e i Mondiali tra due anni. In quelle occasioni l’umanità sembra risvegliare valori che dovremmo rispettare sempre. Nell’inaugurare questa assemblea propongo di farsi guidare dai valori olimpici. Oggi il multipolarismo apre una nuova prospettiva storica. È necessario lavorare per questa, per fare prevalere la cooperazione sullo scontro e il dialogo sulla forza per rendere le nazioni unite più partecipative e pertanto più efficaci.