Ieri (sabato), a ora di cena, mi ha telefonato una ragazza: “Sono Fastweb”. Sullo sfondo si sentivano rumori di piatti e forse anche un pianto di bambino. “Sono Fastweb e la chiamo per offrirle la nostra tv digitale gratis per tot mesi”.
Con simpatia le ho spiegato che sono cliente Fastweb ma ho solo l’ADSL, perché nella città dove vivo non c’è la fibra ottica, e che quindi l’offerta che mi stava facendo non la potevo recepire.
Ma soprattutto le ho fatto notare che era perfettamente inutile che lei facesse quell’offerta a me o a chiunque non fosse raggiunto dalla fibra ottica e che quindi stava perdendo tempo.
Il neoliberismo, nella furia di trasformare ogni spazio della vita in occasione di mercato, sta rinunciando perfino all’organizzazione del lavoro e soprattutto all’efficienza. Quante telefonate inutili farà quella ragazza atomizzata a casa sua (a casa come le operaie di una volta che cucivano tomaie) prima di chiudere un contratto?
La ragazza si è fatta una bella risata, ma non credo che mi abbia del tutto capito. O, se mi ha capito, qualcuno sopra di lei non l’ha messa e non la metterà in condizione di lavorare in maniera efficiente. E non lo farà perché per l’azienda il tempo a cottimo di quella ragazza non è importante, mentre invece il fornirle una lista di clienti efficace ha un costo.
L’azienda immateriale (mica solo Fastweb) si sente così totalmente deresponsabilizzata per il tempo e la qualità del lavoro di quella ragazza senza caricarsi di alcun pericolo (il paragone è con gli estintori vuoti della Thyssenkrupp).
Magari quella ragazza, non messa in condizione di ottimizzare il suo tempo, domani deciderà di dedicarsi di più a quel bambino e rinunciare a quei pochi Euro che quel lavoro inefficiente le garantisce. E così uscirà dal mercato del lavoro, ma ridurrà anche la sua presenza nel mercato dei consumi. Fibra ottica o meno, lei la TV di Fastweb non se la può permettere. E così l’inefficienza, in un sistema oliato solo per il profitto e senza alcuna funzione sociale, è un granellino di sabbia.