Vedo alcuni limiti nell’esperienza professionale di Roberto Saviano e almeno una volta, con l’attacco gratuito e strumentale e astorico alla memoria di Antonio Gramsci, mi ha fatto arrabbiare di brutto. Vedo anche una cointeressenza tra il gruppo L’Espresso e lui per farne un testimonial di idee mainstream che non mastica ma digerisce e contribuisce a far digerire ad un’opinione pubblica genericamente progressista senza profondità di campo e senza altra riflessione che non esserne megafono. Continuo però, pena attirarmi per l’ennesima volta strali, a vedere del buono nell’esperienza di Roberto Saviano e della buona fede in questo trentenne catapultato sul palcoscenico suo malgrado.
Non posso allora non rilevare tanto il fatto di essere tuttora minacciato di morte dalla peggior piovra della storia intera della Campania, la Camorra (e NON si può glissare), sia sul suo essere vittima di proscrizione da parte del regime televisivo vigente che solo con La7 dà segni di riscatto. Continuo a pensare che non ho, non abbiamo bisogno di maître à penser ma soprattutto non si può, non si deve pretendere che una persona, un personaggio pubblico ci rappresenti o in tutto o affatto, senza sfumature.
Caro Roberto, non voglio sposarti, non sei Simon Le Bon, mi piacerebbe solo poter puntualizzare cose che penso di conoscere meglio e sulle quali mi pare ti lasci fagocitare dal mainstream. Penso alla realtà latinoamericana, sulla quale abbiamo in Anabel Hernández almeno un’amica in comune. Più di ciò, però, penso che possiamo pensarla diversamente su questo e su altri punti e pur tuttavia non fronteggiarci in una guerra nucleare. Son ben altri i disinformatori di professione e stanno anche nel gruppo l’Espresso. Domanda per favore chi è Moisés Naím e perché un personaggio così sinistro abbia una rubrica di pari livello della tua.
Mi pare invece, e torno all’impersonale, che ci sia una grande e sterile voglia di guru, anche a sinistra. Qualcuno vede Roberto come tale, e qualcun altro si comporta come amante tradito proprio per le differenze di cui sopra e gli spara contro come fosse Feltri o Belpietro. Bastava occhieggiare un po’ di Twitter ieri sera per trovare questi sentimenti contrastanti: amore acritico, odio viscerale.
Ancor più di ciò, però, non mi sfugge come il mainstream sia folle d’invidia per Roberto Saviano. Prendete il caso dell’affidamento della rubrica dell’Espresso “l’antitaliano” che fu di Giorgio Bocca. Quanti commenti sguaiati… E chi la dovrebbe fare? Gianni Riotta o altre penne di regime in servizio permanente effettivo? Si polemizza sulla gerontocrazia e non appena si dà uno spazio di rilievo ad un giovane…