Stanno cercando di lapidare Antonio di Pietro perché non vuol votare il maxiemendamento, “la lettera della BCE” e di conseguenza la fiducia al governo Monti (ci si consenta, sta andando tutto come previsto 24 ore fa). Che almeno in parte la posizione di Antonio di Pietro sia strumentale non sfugge a nessuno.
Ma ancora meno sfugge che i monopoli mediatici stanno immediatamente massacrando l’unica voce che in sostanza dice che ci sono alternative possibili alla lettera della BCE e al governo Monti-Lagarde (per esempio, nel nostro piccolo, si poteva condizionare i sacrifici alla patrimoniale, così per una volta almeno si faceva a mezzo). Repubblica in queste ore sta evocando un presunto “popolo di IDV” che insorgerebbe contro di Pietro. Li chiama addirittura “no di Pietro”, come no-tav o no-global. A parte i dubbi sul pusher di Repubblica, va detto che usata così a Internet si può far dire tutto e il contrario di tutto.
Chi scrive, e chiudo, vede una debolezza –severissima- nella posizione di Di Pietro. Separarsi dal Partito Democratico, e lasciarlo governare con l’UDC per sei mesi o forse per un anno e mezzo vuol dire consegnarlo ad una coalizione centrista anche per la prossima legislatura. È quel che vogliono i Letta, i Veltroni e i D’Alema. Non favoriamoli.