All’articolo 1 (principi di democrazia interna), comma 3, dello statuto del Partito Democratico si legge:
Il Partito Democratico si impegna a rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla piena partecipazione politica delle donne. Assicura, a tutti i livelli, la presenza paritaria di donne e di uomini nei suoi organismi dirigenti ed esecutivi, pena la loro invalidazione da parte degli organismi di garanzia. Favorisce la parità fra i generi nelle candidature per le assemblee elettive e persegue l’obiettivo del raggiungimento della parità fra uomini e donne anche per le cariche monocratiche istituzionali e interne. Il Partito Democratico assicura le risorse finanziarie al fine di promuovere la partecipazione attiva delle donne alla politica.
Qualcuno può spiegare come è stato possibile conciliare tale nobile enunciazione col fatto inconfutabile che nella regione Molise nessuna donna è stata candidata, neanche come specchietto per le allodole?
I dirigenti del Partito Democratico, che hanno candidato uno che fino a ieri è stato berlusconiano, Paolo Di Laura Frattura, vanno cianciando in queste ore dando la colpa a Beppe Grillo o si danno di gomito contenti che abbia perso il loro alleato di Pietro e neanche si domandano perché quasi la metà dei molisani ha disertato le urne, da Venafro a Termoli, da Bojano a Montenero.
Dov’erano gli organismi di garanzia? Dove sono finite le risorse finanziarie che il partito assicura? Chi è responsabile di aver compilato queste liste in palese violazione dello statuto del partito deve essere rimosso e il suo posto commissariato (mettendoci una donna per contrappasso) e se la catena delle responsabilità di violazione dello statuto arriva fino a Bersani, che si dimetta Bersani. VERGOGNA!