Martedì 14, quando finalmente dopo una surrettizia chiusura di dieci giorni delle aule sorde e grigie del parlamento, non contrastata dal Presidente della Camera, si voterà la fiducia al governo di Silvio Berlusconi, quel giorno non porterà niente di buono per chi sogna non già un’Italia civile liberata dal berlusconismo, ma almeno un argine pur che sia al peggio del declino.
Il mercanteggiamento sulla fiducia ha messo per l’ennesima volta in chiaro il valore infimo della classe politica “nominata” a far parte del parlamento da un piccolo numero di autocrati, che si chiamino Berlusconi o Rutelli, Fini o Veltroni, Casini o Di Pietro, poco cambia. Chi tra le persone che avrebbero a cuore un’Italia migliore (parole alte o di sinistra meglio astenersi) alzi la mano se, potendo scegliere, avrebbe mai votato il nominato da Antonio di Pietro Domenico Scilipoti, oppure il nominato da Francesco Rutelli, Bruno Cesario, oppure il nominato da Walter Veltroni (addirittura capolista in Veneto, un dato che da solo rivela tutta la truffa veltroniana) Massimo Calearo o infine la pattuglietta di radicali eletta nel PD e pronta a voltar gabbana per la millesima volta.
Forse personaggi indubbiamente squallidi come Massimo Calearo o Marco Pannella non sono che il termometro di una malattia purtroppo terminale per la nostra Repubblica e per la nostra democrazia. Una malattia terminale da basso impero che però potrebbe tenere il malato in vita ancora per molti anni, ben oltre la parabola personale di Silvio Berlusconi. Lo testimonia la maniera con la quale in tanto credono disperatamente che il “compagno” Fini, il “compagno” Granata, il “compagno” Bocchino, rappresentino una novità o addirittura una speranza che un’altra destra sia possibile. Forse è bene ricordare a chi si fa illusioni che sono passati la bellezza di quattro mesi e mezzo da quando Fini è stato “espulso” dal PdL e ben cinque settimane dal famoso discorso di Bastia Umbra con il quale i finiani uscivano dal governo. Nulla è cambiato, nulla è successo e non si capisce perché la fiducia concessa all’indomani di quel 29 luglio oggi debba essere negata.
Nel frattempo, infatti, pur dicendo quotidianamente cose orribili su Berlusconi neanche fossero l’ambasciatore degli Stati Uniti nei file di Wikileaks, hanno continuato a votare allegramente per decine di volte con la maggioranza, approvando per esempio la pessima legge sull’Università che prende il nome di uno dei peggiori ministri della nostra storia repubblicana, Mariastella Gelmini. Insomma, dal 29 luglio, giorno dell’espulsione, ad oggi, nulla è cambiato e tutto è peggiorato tanto nella ricattabilità di Fini, quanto nei distinguo bizantini che portano “Futuro e libertà” ad affermare tutto il male possibile in pubblico di Berlusconi e trattando con lui in privato, come è stato prima negato e poi confermato più volte in queste ore.
Questo gioco delle parti, pubbliche ferocie e privati intendimenti, insomma continuerà. Il tempo, almeno sul breve, torna a giocare a favore di Berlusconi. Certo, il blocco dei parlamentari di FLI voterà contro, in modo da salvare sia la faccia che Silvio, per magari dar la colpa ai peracottari transfughi dall’opposizione per denaro. Insomma: il 14 dicembre il clima politico sull’Italia farà schifo as usual.