Stamane, nella presidenza della mia Facoltà, ho sfogliato “Il Resto del Carlino”, parte di quel “Quotidiano Nazionale” al quale si omologano anche “La Nazione” e “il Giorno”.
Impressionava il fatto che tutte le notizie di apertura, che occupavano la prima decina di pagine del tabloid, riprendessero eventi televisivi della domenica e, in particolare, fatti giornalistici passati su testate televisive. Tra queste, per carità, notizia di per sé, vi era ovviamente l’intervista di Fabio Fazio a Sergio Marchionne (immagine) che faceva da apertura. Più correttamente erano riportati ampi stralci dell’intervento di Nichi Vendola a Firenze. Quindi vi erano le trascrizioni dell’interrogatorio di Michele Misseri sentite in audio in tutte le salse il giorno prima. A queste si aggiungevano, ed è l’interessante, stralci delle interviste realizzate da Lucia Annunziata al sindaco di Firenze Matteo Renzi e al collaboratore di Romano Prodi , Angelo Rovati, nel suo programma su RAI3 e perfino citazioni di un’intervista di Maria Latella a Pierluigi Bersani su SkyTg24 oltre ad altro che certo mi sfugge. In pratica invece di intervistare Marchionne, il sindaco di Firenze o Bersani su temi concreti, al QN hanno considerato notizia l’intervista in sé, realizzata da altri giornalisti.
In particolare dell’intervista a Bersani sfuggiva completamente il senso del riprendere l’intervista di terzi. Siete o non siete un quotidiano nazionale? Se volete parlare col segretario del PD, chiamate il suo ufficio stampa e chiedete un appuntamento.
Insomma, allo sfogliare il quotidiano faceva impressione la sequenza di titoletti, box e quant’altro, tutti rigorosamente virgolettati dal lavoro giornalistico fatto da terzi. In pratica i redattori del QN potevano aver tranquillamente passato la domenica a casa loro, facendo zapping davanti alla tv, riprendendo dalla programmazione televisiva quanto avevano considerato interessate e composto così mezzo giornale.
Quella del Carlino non è una casualità ma una scelta precisa. E’ un giornalismo, quello del QN, che, per battere la crisi della carta stampata, sceglie di rinunciare a contenuti originali per fare da semplice eco alla televisione. E’ un giornalismo confermativo, rassicurante, nel quale si offre al pubblico solo quello che il pubblico sa già. E’ un giornalismo di serie B, un giornalismo inutile, compilativo, che riproduce notizie prodotte da altri con un’agenda setting totalmente mainstream.
Viene in mente una volta di più la caduta di senso della retorica giornalistica dell’andarsi a cercare le notizie, della ricerca e della verifica delle fonti ed il fatto che questa viene evocata spesso come la principale differenza tra il cosiddetto “giornalismo professionale” e il “giornalismo partecipativo”. Con l’aggravante che quando il giornalismo partecipativo utilizza l’agenda setting del mainstream tende a commentarla, criticarla, offrendo spunti interpretativi alternativi. Al contrario il QN si limita strettamente alla compilazione dell’esistente. Forse il QN spera in questo modo di battere la crisi abbattendo ulteriormente i costi. Ma se sempre più l’unica fonte è il video questo tipo di giornalismo è del tutto prescindibile.