In questo numero: diga gigante in Brasile; Fidel Castro torna in pubblico; i torturatori argentini Von Wernich ed Etchecolatz vogliono fare i prigionieri politici; violenza contro le donne in Cile; Medellin violenta; aumenta la repressione in Honduras; incendi dolosi in Amazzonia e ainda mais.
TORNA A PARLARE FIDEL – Dopo quattro anni Fidel Castro (foto) è tornato a parlare davanti ad una moltitudine di cubani. La più grande preoccupazione dell’ex presidente cubano è scongiurare una guerra nucleare in Iran.
IL DEVOTO DELLA SANTA MORTE – Sarebbe un culto diffuso nel nord dell’Argentina frutto di un sincretismo tra il cattolicesimo e religioni indigene. Marcelito Antelo, un assassino seriale di 22 anni, è stato arrestato nel quartiere di Flores a Buenos Aires perché, devoto alla Santa Morte, avrebbe ucciso almeno sei persone. Gli adepti di tale culto crederebbero che, con un omicidio a settimana, in genere di persone marginali, possono assicurare alle proprie famiglie sicurezza e prosperità.
IL CARDINALE E LA MINIERA – Ci ha pensato a lungo il Cardinale Francisco Javier Erráuriz di Santiago del Cile prima di tuonare: “non è possibile che una miniera non abbia una via alternativa di uscita”. Meglio tardi che mai.
ENERGIA IDROELETTRICA IN BRASILE – A Belo Monte sul fiume Xingú si costruirà una delle cinque dighe più grandi al mondo. Secondo il governo Lula fornirà energia a 23 milioni di brasiliani ma secondo ambientalisti e comunità indigene avrà un pesante impatto ambientale e circa 12.000 persone appartenenti ai popoli indigeni Kayapó, Arara, Juruna, Araweté, Xikrin, Asurini, Parakanã e Tupa dovranno essere spostate.
VITA IN PERICOLO IN HONDURAS – Continuano le minacce alla vita del giornalista svedese Dick Emanuelsson, uno dei pochi euro-occidentali a risiedere in Honduras e a raccontare la repressione a partire dal golpe del 29 giugno 2009. Lo scorso 17 agosto Emanuelsson aveva rivelato dettagli sulla visita a Tegucigalpa di elementi dell’opposizione golpista venezuelana che si sono incontrati con l’ex-dittatore Roberto Micheletti.
Secondo il Premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel da quando Micheletti ha passato la mano a Porfilio Lobo le violazioni dei diritti umani sono aumentate del 45%.
AMAZZONIA IN PERICOLO – Greenpeace denuncia che in questo momento nel parco nazionale di Jamanxim nel Sud del Pará, in Brasile, con un’estensione di 1.3 milioni di ettari, sono in corso almeno 800 incendi, presumibilmente di natura dolosa, che dovrebbero fare spazio all’agroindustria e all’allevamento.
FERNANDO LUGO – Il presidente paraguayano Fernando Lugo ha superato in buone condizioni il secondo ciclo di chemioterapia per curare il cancro del quale è vittima. I suoi ritmi di lavoro, per quello che filtra dal governo di Asunción, sono praticamente normali.
COLPO ALL’ELN – Secondo l’esercito colombiano undici guerriglieri dell’Esercito di Liberazione Nazionale sarebbero caduti in un conflitto a fuoco nelle vicinanze del confine venezuelano.
GUERRA TRA BANDE A MEDELLIN – Parliamo sempre di Ciudad Juárez o di Caracas e siamo indotti a pensare che le cose in Colombia vadano meglio. Invece a Medellin, in Colombia, la città di 2.5 milioni di abitanti che fu di Pablo Escobar, siamo già arrivati a 1.427 morti nel corso del 2010 soprattutto in conflitti tra bande. La polizia metropolitana sostiene che almeno il 15% dei morti siano per risse per futili motivi e appena il 2.5% per rapina.
VIOLENZA CONTRO LE DONNE – Secondo l’unità specializzata del ministero degli interni cileno circa il 50% delle donne cilene dichiara di essere stata vittima di qualche forma di violenza da parte del proprio partner ma il 50% delle denunce viene successivamente ritirato. In compenso in caso di trattamento psicologico di uomini violenti meno del 20% tornerebbero a commettere violenze.
REPRESSORI IN SCIOPERO DELLA FAME – Due dei più sinistri violatori di diritti umani in Argentina, il sacerdote cattolico Christian Von Wernich e il comissario Miguel Etchecolatz, entrambi condannati all’ergastolo per sequestro, tortura e omicidio, si sono messi in sciopero della fame. Complici di Etchecolatz sarebbero anche i colpevoli della sparizione del muratore Jorge Julio López, testimone chiave del processo contro l’ex commissario e desaparecido dal settembre 2006. Tra i motivi della protesta ci sarebbe il tentativo di farsi riconoscere come prigionieri politici. Chissà che “El País” di Madrid o qualcuno dei nostri quotidiani non si commuova chiedendone la liberazione contro il perfido governo peronista di Cristina Fernández.