Dopo il mio articolo critico su Grillo e il V-day, e la prima raffica di commenti, ne è arrivata una ulteriore gran copia che vi sottopongo.
Con Gianni Giuliani, Paolo Roversi, Giannandrea Eroli, Sauro Polpettaus, Peppe Dantini, Leandro Rufini, Luca Mastellaro, Marco Drudi, Mirko Del Medico, Ciro Brescia
Paolo Roversi: Fresca la notizia del voto Fiom contrario all’accordo governo/sindacati su stato sociale e pensioni. Al di la delle chiacchiere dei “soloni” che attualmente gestiscono l’informazione mi sembra una notizia rilevante. I lavoratori, nella loro rappresentanza più avanzata e politicizzata (oserei di classe) esprimono il loro disagio tramite un processo democratico indiscutibile, rivendicando la necessità di decidere del proprio presente e futuro. Le tante piazze vocianti su proposte di legge generiche danno l’idea della sofferenza a cui siamo sottoposti quotidianamente da nostri rappresentanti, penso ad un Mele tranquillamente al suo posto, ma sembrano quasi distogliere l’attenzione da quello che ritengo la fonte del degrado sociale, culturale, politico, economico nel nostro paese e non solo: la selvaggia aggressione del capitale finanziario/produttivo ai diritti dei lavoratori e dei cittadini. Certo, ha più appeal nell’immaginario collettivo un comico capopopolo che riesce nell’impresa di riunire scontenti di sinistra e destra, vedi i tanti siti vicini all’estrema destra sostenitori del V day; da par mio, non sono 15 parlamentari condannati in via definitiva a togliermi il sonno ma quelle leggi votate dal parlamento che modificano sostanzialmente la convivenza civile. Foschi presagi si addensano nella mia mente…
Giannandrea Eroli: Seguo con molta attenzione quello che scrivi, trovandomi assai spesso sulla tua stessa linea, il che chiaramente comporta un riconoscimento sostanziale ma non necessariamente totale.
In merito alla questione del V – day e alla figura del suo promotore principale, condivido molti dei tuoi dubbi e delle tue cautele, più che ragionevoli e, oltre tutto, per quanto riguarda le proposte di legge, giuridicamente fondati; ma credo sia necessario andare al di là dei timori, come detto più che legittimi, e tentare di capire che razza di meccanismo si è messo in moto.
Il ragionamento che ho fatto, e che vorrei riportare in parte in questo intervento, è partito dalla valutazione delle accuse di qualunquismo, demagogia, velleitarismo che da più parti sono piovute sull’iniziativa del comico genovese; per chiarezza non includo in questa categoria il tuo intervento.
Prima domanda: queste accuse sono fondate? Sotto un profilo prettamente politico sembrerebbe opportuno rispondere affermativamente, specie se si considera come sono state concepite le proposte di legge. I temi a cui dichiarano di ispirarsi tuttavia sono però assai significativi: “questione morale” (due paroloni, ma non mi viene altro) e questione elettorale e nessuno o quasi può negare che si tratti di tematiche serie ed urgenti. Ma se tali questioni sono così rilevanti e se Grillo stesso ha più volte dichiarato nei suoi spettacoli di servirsi di consulenti legali, ovvero avvocati, per quale motivo il testo della proposta di legge è scritto in modo tale da essere facilmente bocciato dalla suprema corte per palese incostituzionalità? O i consulenti di Grillo non conoscono il loro mestiere, oppure la finalità dell’iniziativa ha un significato diverso da quello apparente.
Se si scarta la prima ipotesi, è spontaneo chiedersi: “Ma allora questo che va cercando?”; in questa fase al riguardo mi pare assai arduo dare una risposta certa.
Si possono avanzare delle ipotesi, tutte da verificare alla prova dei fatti, che si basano sulle attività del comico a fronte della formazione dei suoi meet group in giro per la penisola.
Grillo nasce come comico satirico e inizia per l’appunto facendo satira sociale, poi passa a fare satira politica, occupandosi, non a caso, anche di economia: insomma, intravede i fili che muovono la politica. Non essendo un politico ma un comico usa i ferri del suo mestiere: e la satira si sviluppa anche attraverso la rappresentazione di luoghi comuni a diversi livelli finalizzata ad una critica spesso feroce della società in cui viviamo e della cultura di massa nell’accezione deteriore del termine. Il Satyricon proprio per questi motivi può essere definito uno dei primi esempi di opera di “controcultura” e, sebbene si costruisca su luoghi comuni della cultura di massa romana del I sec. d.C., non per questo è qualunquista. Il che conduce ad un altro punto: ciò che sotto un profilo prettamente politico è qualunquista, velleitario e demagogico, continua ad esserlo anche in altri ambiti? Credo di no, altrimenti, nella fattispecie, satira e politica dovrebbero essere la stessa cosa: assurdo. La satira ha come oggetto e bersaglio una struttura sociale che è in atto, la politica ha come compito di amministrare e sviluppare una comunità più o meno grande attraverso un progetto o un programma politico.
Presentare, come ha fatto Grillo una proposta di legge popolare, è indubbiamente un atto politico come il voto o la candidatura individuale: ovvero rappresenta l’esercizio dei diritti politici di ciascuno di noi. Ma un tale atto non presuppone necessariamente un programma o un progetto politico. La sensazione è che il comico genovese abbia voluto organizzare più che altro un cup de theatre al di fuori dei canoni tradizionali della comicità, una specie di gioco col suo pubblico; che poi l’abbia fatto con l’idea di porre sotto i riflettori questioni importanti o solo per marketing o entrambe le cose, anche questo mi pare difficile poterlo stabilire con certezza.
Credo che il meccanismo messo in moto sia comunque interessante in quanto apre finestre di partecipazione: dato che tale meccanismo fin’ora è stato prettamente legato ad un certo modo di fare spettacolo, i contenuti potenzialmente politici sono piuttosto indefiniti, pertanto in divenire potenzialmente velleitari e demagogici (cosa che spesso dico ai grillisti entusiasti), ma anche no.
Molto dipende da come il messaggio verrà digerito dai destinatari, ovvero se prevarrà il bisogno socio – politico – emotivo di molta gente di avere un leader “nuovo”, oppure se ci sarà una elaborazione meno superficiale. Grillo stesso credo abbia altre forme di vanità più legate al suo ambito professionale.
Secondo me la cosa migliore è cercare di riportare il personaggio Grillo presente nell’immaginario collettivo nel suo ambito naturale, ovvero quello dello spettacolo; l’uomo Grillo farà quello che meglio crede.
I temi da lui affrontati vanno invece portati oltre il personaggio, proprio perché non sono del personaggio ma della comunità:se si ottenesse questo risultato, e si attiverà un dibattito più approfondito, credo che il rischio di qualunquismo o di velleitarismo o di demagogia si ridurrà notevolmente. Insomma, confrontarsi evitando inutili ostracismi, cosa che invece specie a sinistra riesce assai bene.
Gianni Giuliani: Le scrivo per rivolgerle alcuni commenti relativi al suo articolo sul V-day, perché mi sembra che cada in qualche contraddizione e si macchi di certi errori frequenti che vedo apparire sempre nel momento in cui appare una critica al «sistema».
In primo luogo vorrei fare una considerazione di carattere generale : mi sembra che quasi nessuno abbia colto il punto essenziale della manifestazione dell’8 settembre, vuoi per malafede, vuoi per semplice errore, vuoi per eccessivo spirito critico. Chiaramente le reazioni da parte del mondo politico non mi hanno sorpreso, anzi da un certo punto di vista mi hanno quasi rincuorato, perché mostrano spudoratamente di che pasta sono fatti, semmai ce ne fosse ancora bisogno. Mi stupisce invece che anche da altre parti si siano ribaditi gli stessi concetti espressi dai politici : qualunquismo, populismo, volgarità. Vedo che si fanno una serie di distinguo, anche da parte di chi trova condivisibili le denunce di Grillo, che mettono in secondo piano le ragioni dell’evento: si è parlato della forza di Internet, della volgarità del nome, dell’inconcludenza della manifestazione, del populismo di Grillo e di Grillo stesso. Si vede il dito che indica la Luna senza vedere la Luna ed accusando il dito di essere senza unghie e di non poter graffiare.
Le ragioni dell’evento sono quelle da lei ricordate: ineleggibilità per le persone condannate nei primi due gradi di giudizio, limite massimo di legislature, preferenza diretta.
Il primo punto ha trovato delle critiche poiché sarebbe incostituzionale considerare colpevole una persona fino a che non intervenga una condanna definitiva. D’accordo. Bisogna però fare un’altra considerazione, ed è il problema che è stato sollevato da Grillo: i condannati in via definitiva, presenti nel parlamento, sono 24, bisognerebbe capire quindi perché sono ancora in carica. La proposta di legge avanzata da Grillo e sostenuta da 300.000 firme vuole essere un po’ più dura, forse perché, come si dice, chiede un po’ di più per ottenere il giusto, un po’ come si fa al mercato: nella contrattazione si parte sempre da un prezzo più alto. Ad ogni modo sarebbe da dire che i partiti stessi dovrebbero adottare una norma interna che vieta alle persone con almeno due condanne di presentarsi alle elezioni. In assenza di un regolamento interno come questo, mi sembra che la proposta di legge sia completamente sensata, soprattutto per evidenziare una volta di più il problema. Sicuramente i difetti nella proposta vanno cercati a monte. Faccio inoltre notare che la responsabilità politica è ben diversa dalla responsabilità penale ed è in larga parte legata alla credibilità. Ora, quale credibilità possa avere un candidato già condannato in secondo grado, e con questo il partito che lo accoglie tra le sue fila, questo non lo so. La cosa migliore sarebbe sicuramente una vasta riforma della giustizia che assicuri la certezza della pena senza prescrizioni generose, che fanno passare i prescritti per innocenti. Si renderà conto che la faccenda non è semplice.
Questa proposta di legge trova poi una sua giustificazione nell’attuale legge elettorale, che affida alle segreterie di partito la scelta dei candidati a proprio insindacabile giudizio. Va da sé che, in assenza di uno strumento legislativo adeguato, i partiti possono presentare nelle loro liste dei pregiudicati che ritroviamo poi in parlamento (ne sono 24 in via definitiva e 81, mi pare, in attesa di giudizio o prescritti). Insomma, non è edificante avere un parlamento in cui una buona percentuale dei suoi componenti ha dei conti in sospeso con la legge.
In ultima analisi lei fa riferimento al fatto che non è d’accordo con la proposta di limitare a due il numero di legislature per ogni persona. Lei adduce come ragione che, senza i politici di professione, si avrebbero solamente degli yes-man in balia degli interessi forti. Le chiedo: non è già così? Non sono forse le segreterie di partito che scelgono i candidati secondo criteri interni? Non sono forse le segreterie che danno indicazioni di voto sulle varie questioni? Tutti questi onorevoli e senatori non sono forse delle marionette nelle mani dei partiti di cui sono succubi proprio perché ricattabili con la minaccia della mancata ricandidatura? In base a quale metro di giudizio i nostri rappresentanti votano su certe questioni se vi è chi confonde il Darfur con lo slowfood oppure non sa chi sia Nelson Mandela (vedere le Iene)?. Ovviamente, molti politici non votano scientemente su molte questioni ma votano esclusivamente dietro indicazione delle segreterie di partito. Cosa è successo nel momento in cui due parlamentari dissidenti hanno votato contro il rifinanziamento della missione in Afghanistan? Crede che questi due, che hanno votato secondo coscienza e secondo il programma (ovverosia rispettando il loro mandato), verranno riproposti tra le fila dei loro partiti? La presenza incancrenita di molti politici in un sistema come quello italiano serve solo a dare prebende e ad assicurarsi i voti. Forse limitando il numero di legislature si potrebbe limitare questo meccanismo. Forse no, ma forse sì, ed io preferisco essere ottimista, sicuro non sarà peggio di così.
Inoltre, qualche partito ha già adottato questa norma come regolamento interno, sono forse in errore? Dobbiamo invitarli a ritornare sui loro passi? Così facendo sono “demagogici e pericolosi”? Non credo.
Al di là di questi punti vorrei fare, se lei mi permette, altre considerazioni cui facevo accenno all’inizio. Sembra che tutti si affannino a chiarire i limiti delle azioni di Grillo. Io credo che i limiti di questa giornata siano chiari allo stesso Grillo e comunque a moltissime persone che hanno partecipato. Chiaramente un disegno di legge deve essere trasformato in legge. Si affida ad un lupo la custodia del gregge: morale non succederà niente; che sia! Lei, da profondo conoscitore dell’America Latina, parla di Evo Morales, del fatto che si è ridotto lo stipendio (a proposito, credo che lui adesso prenda 667 euro, almeno stando ai dati riportati nel libro “la casta”). Ebbene, proprio a lei non dovrebbe sfuggire che la lezione che hanno imparato i Boliviani è che il movimento che si è creato attorno a Evo è forte perché costituisce un esempio di democrazia diretta o partecipativa, per meglio dire, dove i comitati sono attivissimi nel portare avanti le battaglie politiche. In un documentario girato da alcuni amici, i sostenitori di Evo Morales dicono: non importa se sia Evo a guidarci oppure se tradisca la causa o la abbandoni perché “Hartos Evo aqui’ hay!” (qui è pieno di Evo) per indicare giustamente che Evo Morales è il portavoce di un popolo, ma non è il popolo. Allo stesso modo Grillo si è fatto portavoce, ma non era tutta la gente che si trovava nelle 220 città d’Italia e all’estero (a Parigi, dove vivo io, ne eravamo una cinquantina). Questa gente ha voglia di politica, ha voglia di vedere il proprio paese migliorare. Come da una frase del film della Comencini “questa è anche casa nostra”.
Alla domanda “cosa resterà di questa giornata”, le diro’: forse niente. Non cambierà sicuramente le cose dall’oggi al domani, a meno che non ci sia una rivoluzione, ma io diffido delle rivoluzioni. Quello che conta è ritrovarsi e condividere un certo modo di sentire. Nel peggiore dei casi è stata solamente una bella giornata passata insieme, a voler essere un po’ più realisti è la voglia d’impegnarsi che si risveglia in molte persone disilluse e d’appassionarsi per la giustizia ed il bene del proprio paese. Anche questo è un bel risultato raggiunto.
Sicuramente le cose non le cambierà la sinistra, né tanto meno la destra. Non sarà il PD, né il Partito delle Libertà. Questo presupporrebbe un’onestà che non vedo in nessuno dei nostri politici. Non vedo nessun Evo Morales da noi, e sicuramente un Evo Morales non farebbe nulla se non ne avesse centinaia di migliaia dietro che lo sostengono.
Altra considerazione: mi sembra un refrain un poco sconsolante il fatto che, non so se per mostrare spirito critico, per differenziarsi dalla massa o per quant’altro, si cerchi il pelo nell’uovo. Ripeto: i limiti di questa giornata sono noti ai partecipanti per primi. Mi sembra un atteggiamento ricorrente in molti casi: si pensa a screditare chi la pensa come noi facendo distinguo, sminuendo, falsificando, piuttosto che evidenziare i punti positivi. Ci si indebolisce al proprio interno, piuttosto che trovare un elemento di coesione, un minimo comune denominatore. È questo, in primo luogo, ciò che lascia immutate le cose, non le iniziative altrui, con tutti i difetti che possono presentare. Ogni volta che affronto un discorso sulle cose da fare, sento solamente frasi tipo “tanto non cambia niente!”, senza che ci sia mai l’indicazione di un cammino diverso; gliela metto sul personale: lei perché scrive sull’America Latina? per smentire le bugie che i nostri Media ci propinano? Mi permetto di pensare che lei voglia dare un contributo a ristabilire la verità e smascherare le menzogne. Quante persone leggono i suoi articoli? Compreso me, non immagino che andranno oltre le poche migliaia. Non le sembra un contributo troppo modesto rispetto all’enormità dell’opera? Non è la stessa cosa che succede ogni volta che c’è qualche persona che si batte per quello in cui crede? Si direbbe: “E’ un illuso!”. Ebbene io credo che fare le cose con passione sia di per sé una ragione sufficiente per fare qualcosa. Tutta la gente del V-day aveva questa passione.
Vorrei chiedere a lei quindi: come facciamo a cambiare le cose? Abbiamo assodato che le manifestazioni non servono, i boicottaggi non servono, mentre le elezioni non servono per assioma. Come poniamo un freno alla “dittatura dell’economia?” Cerchiamo “strumenti partecipativi che ricreino o creino potere popolare e limitino la dittatura dell’economia”?
Mah.allora c’é qualcosa che non torna : é lei che dice questo, ed il V-day voleva essere proprio questo, una riappropriazione o creazione degli strumenti partecipativi. Ci si dimentica troppo volentieri che a Bologna c’erano i ragazzi di Locri, Greepeace, oltre a varie personalità ed organizzazioni. Avanzare il dubbio che forse queste cose non servono, serve a qualcosa ? Personalmente preferisco essere un illuso piuttosto che un disilluso.
Ad ogni modo, e concludo, fino ad ora non ho ascoltato o letto nessuna critica circostanziata a Grillo oltre all’accusa generica di populismo. Non si specifica mai su quale punto è populista o demagogico. Anche i suoi pretesi ammiratori riconoscono che molte sue posizioni non sono condivisibili oppure sono esagerazioni. Io direi. “ci mancherebbe altro! Per fortuna non tutto quello che dice Grillo è la verità”. Mi si dica però cosa dice di sbagliato. Sembra che Grillo dica solo boiate e allora non si capisce come mai riesca ad ottenere l’attenzione di tanta gente, di tante associazioni e di diverse personalità. Bisognerebbe concludere che quelli che lo ascoltano sono dei minchioni, ma questo tipo di critica l’ho già sentita nell’ultima campagna elettorale. Io vorrei conoscere allora qualche critica un po’ più puntuale. Se proprio Grillo dice delle puttanate, vorrei almeno sapere su quale punto. Non si capisce inoltre perché, proprio i politici, sentano sempre il bisogno di rispondere a Grillo ogni volta che li chiama in causa. C’è una piccola contraddizione in tutto questo, mi pare.
Sauro Polpettaus: leggo con molto interesse il tuo commento sul V-day, senza pero’, devo essere sincero, sentire il bisogno di criticare te o Grillo.
Vorrei mettere un ponte, essere costruttivo in questo scambio di opinioni fra Grillo, i lettori del suo blog (fra cui anche me), i lettori del tuo blog (fra cui chiaramente anche me :)) e te.
E voglio fare questo per tre motivi:
1) Non ho nessuna intenzione di gettare nemmeno una goccia d’acqua nel “casino” (come lui lo ha definito) creato da Grillo, per sopire questa rabbia
2) utilizzare i tuoi spunti critici come ottima base politica da cui lavorare da oggi in poi
3) non abbiamo molte altre chances al momento e non credo possiamo permetterci di gettare al vento un’iniziativa cosi partecipata
Credo fortemente che Beppe Grillo, oltre a essere una persona onesta, coraggiosa (ha sempre pagato sulla sua pelle tutta una vita fatta di querele da tutte le parti) e con un ottimo umore all’italiana, sia un eccellente veicolo per convogliare le energie della gente che vuole uscire dal pantano nostrano. Devo essere sincero: non so se ce la farà ma forse nessuno di noi ne ha idea. Ma lui sta dando una speranza, sta unendo milioni di persone sotto un’unica idea, di un’Italia normale, da Nord a Sud. Sta dimostrando e mettendo sotto lo stesso ombrello l’insofferenza di quell’Italia che vuole il nostro paese libero dal potere feudale, proprio quello descritto qualche mese fa dall’Eurispes nel suo “Rapporto Italia” (www.eurispes.it).
La grande potenza di Grillo è che non dice cose a vanvera (tranne a volte per enfatizzare il problema o per renderlo comprensibile veramente a tutti), ma si preoccupa di circondarsi di professori, giornalisti, ricercatori e anche premi Nobel che possano dare autorevolezza alle sue parole. In fondo, lui conosce i suoi limiti e facendo cio’, da alle sue idee una base scientifica, storica. Insomma autorevolezza.
Tu hai scritto che l’unica alternativa è la destra o la sinistra, nel senso che per risolvere gli attuali problemi politici, è necessario usare l’attuale metodo politico. Credo che il popolo di sinistra stia, da oramai quando c’era Berlusconi, tentando ogni strada, purtroppo invano (vuoi la televisione che ipnotizza, vuoi ahime! la mancanza di una figura leader dopo Cofferati). E Beppe ha proposto un trampolino di lancio alla volontà delle persone di esprimersi.
Qualcuno ora ha detto: è ora che viene la fase difficile per il signor Grillo, perchè dovrà portare avanti le aspettative di oramai troppa gente, cioè ora arriva la fase politica.
Io direi: ora viene la VOSTRA fase, cioè la fase della classe dirigente, degli intellettuali, dei servitori dello Stato, di chi si mette al servizio dello Stato (vedi tuo commento su Evo Morales). Tutto questo supportato da una cittadinanza conscia della direzione presa e dei rischi che durante il percorso si possono incontrare.
Quindi quello che chiedo, a te Gennaro, e provero’ a farlo con tanti altri che considero “la classe dirigente” è: senza paura (con il tuo “Ci si può anche sbagliare, ma quando si muovono 300.000 persone bisogna stare attenti.” mi è sembrato di sentire una certa paura) portiamo avanti questa possibilità. Vuoi sapere la verità? Anche io ho paura e mi tremano le gambe a pensare che qualcuno possa cambiare le cose, visti i precedenti tentativi della storia repubblicana. Ma che si fa, ci ritiriamo? Ammainiammo la bandiera?
Peppe Dantini: sono abbastanza d’accordo con lei, ma vorrei proporle alcune riflessioni.
A parte l’ovvia osservazione sull’incostituzionalità del divieto a candidarsi per chi ha condanne non definitive, il resto della proposta di legge mi trova assolutamente d’accordo.
In particolare, sul politico di carriera dice prima che “è ancora lì non perché vince o perde le elezioni, ma perché è garante, come Berlusconi, degli stessi portatori d’interesse”, poi aggiunge “Le classi dirigenti, gli oligarchi, hanno il potere materialissimo dei soldi. Le gerarchie vaticane pesano sulle anime. I politici di passaggio, che peso avrebbero rispetto a tali poteri ben più tangibili dei loro?”.
Delle due l’una: o i politici attuali sono solo uomini di paglia dei poteri forti, oppure, in virtù della loro “anzianità di servizio” hanno un peso reale e possono prendere decisioni autonome. Sappiamo entrambi che la realtà è più vicina alla prima ipotesi, quindi a che serve tenerli a vita nelle istituzioni? Tanto vale cambiarli spesso, almeno costringeremo i potenti a ricominciare sempre da capo il loro lavoro di “acquisizione”.
Su Grillo, condivido il rischio che sia un fuoco di paglia, come già altri ne abbiamo visti. Purtroppo quello che gran parte delle persone non riesce a capire, è che il nostro nemico non è la politica, bensì l’assenza di politica.
Le strutture di potere (e i partiti prima e più di tutti) non fanno più politica da un pezzo: fanno quel minimo di gestione indispensabile ma per il resto si occupano solo dei propri affari privati, di garantirsi una poltrona, di aiutare gli amici, di accumulare potere e denaro. Il tutto a spese dello stato, cioè delle nostre tasche e dei nostri diritti.
E di conseguenza anche noi, popolo bue, rifiutiamo la politica a priori e ci occupiamo quindi solo dei nostri affari privati.
Una situazione da cui non può venire fuori niente di buono. Per nessuno.
Beppe Grillo ha avuto il grande pregio (ma non è il primo) di stimolare una discussione pubblica (quindi politica) su problemi reali, e di aver portato la gente in piazza. Bene! Ma poi?
Ora bisogna fare un salto di qualità, altrimenti si rischia di mandare perduti gli sforzi fatti fin qui. Bisogna andare oltre la dimensione del movimento di piazza: va bene come stimolo, per cominciare, ma non ha il fiato per approdare a qualcosa di più duraturo.
Mario Gabrielli Cossellu: Caro amico Gennaro,
Vorrei esprimerti – oltre naturalmente al ringraziamento per l’ottimo lavoro che fai – il mio accordo con le tue considerazioni sul tema Beppe Grillo, nell’articolo e nel dialogo successivo. Ti riproduco, se può essere interessante, alcune considerazioni che scambiavo l’altro giorno via e-mail con alcuni amici che hanno partecipato al “v-day”.
Cari saluti,
Mario
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… come primo commento “esterno” (in tutti i sensi!), direi che mi è piaciuta di più la giornata a Torino che a Bologna, nel senso che là si è data la parola veramente alle persone, mentre nell’altro megaspettacolo abbondavano le “figure” di quelli che “si fanno vedere” anche se c’entravano poco o nulla.
In generale mi sento di condividere abbastanza l’articolo di Michele Serra (anche se si sta sempre più piddizzando: peccato, il buon vecchio Cuore nostro…), e alcuni commenti che ho letto qua e là: vanno senz’altro rispettate e considerate le inquietudini e il rigetto della gente verso certe pratiche “politiche”, non certo disprezzate o sviate (come quel disgraziato di Casini); e allo stesso modo riconosciute (e respinte con chiarezza e fermezza) le pulsioni qualunquiste, populiste e semplificazioniste, che non si possono negare che ci siano in Grillo, nelle grillate e nei grillanti.
Comunque, adesso comincia veramente il difficile: passare dalla facile “vaffanculata” al tradurre tutto questo in qualcosa di positivo e costruttivo. Intanto, le tre proposte di legge non andranno lontano, in quanto la prima incostituzionale, la seconda ingiusta, la terza da convogliare nella riforma elettorale. E che fare alle elezioni, quando si esprime la volontà popolare? Finirà per “fare un partito” Grillo, o appoggerà il più furbetto che ne approfitterà? In quanto poi all’idea delle “liste civiche”, non vuol dire nulla se non si va ai contenuti reali: o vogliamo fare liste civiche con chi controlla il territorio in certe regioni italiane, come fa un Di Pietro? O con quelli che gridano “ai forni” a Pavia? O con chi blatera di “federalismo fiscale” all’insegna del peggiore egoismo e del nostalgismo preunitario? Sicuramente è stata una grande giornata l’otto settembre in varie città italiane e alcune all’estero – abbastanza meno di quello che si è voluto propagandare comunque, e anche le “trecentomila firme”
bisognerà vederle, non solo annunciarle “a cifra tonda” – però la reale movilizzazione della gente e la disponibilità di veramente cambiare in meglio facendo qualcosa di concreto – cioé, FARE POLITICA, con tutte maiuscole – la si vedrà tra poco: il 14 ottobre, con le “primarie” Pd, e il 20 ottobre, con la manifestazione della Sinistra. Se ci sarà molta gente alle prime e poca alla seconda, allora… avrà voglia Grillo a vaffanculare, ma non sarà servito a nulla.
Anzi, potrà servire solo ad aprire la strada a “soluzioni” ancora peggiori, facendosi strumentalizzare dall’ondivago e opportunista Di Pietro e dal marketing sociale di un Casaleggio, e facendo oggettivamente il gioco alle vere caste che nessuno di questi vaffancula veramente come si dovrebbe: quelle economiche-finanziarie-militari, nel loro obiettivo di delegittimare la politica e “normalizzare” il paese american-style.
Tanti auguri a tutti noi…!
Leandro Rufini: Chiedo scusa se sono fuori tempo massimo, ma inizialmente ho sentito la necessità di limitarmi a leggere l’articolo di Gennaro che mi ha colpito soprattutto per le argomentazioni a “corredo” dell’evento V-day. Devo confessare che l’impietosa analisi della situazione mi ha ancora di più, se mai fosse possibile, relegato in un senso di impotenza ormai, credo, senza speranza. Leggendo i commenti all’articolo di Gennaro … non ho avvertito solo un senso di impotenza ma anche un moto di disperazione … già perché è veramente senza speranza alcuna constatare che basta un po’ di demagogia per mettere qualcuno sugli scudi ed altri, i quali … così … per caso … si impegnano in battaglie di civiltà e politiche (rimanendo dei perfetti sconosciuti) già da quando alcuni tra gli attuali non più giovanissimi “rivoluzionari” scorrazzavano con i S.U.V., nella polvere.
Personalmente, poi, diffido sempre di chi conduce (pseudo)battaglie dall’alto di una situazione socio-economica tranquilla ed inattaccabile: non rischia nulla … o molto poco rispetto a quanto possiede. Così come diffido di chi decide gli aumenti pensionistici e/o stipendiali avendo la possibilità di spendere in pochi giorni quello che io guadagno in un mese … credo che i politici (governanti e non)ed i sindacalisti debbano essere obbligati a rendere pubblico il proprio tenore di vita se vogliono essere credibili quando spacciano come una grande conquista sociale un misero aumento, medio, di trenta euro mensili di una pensione al minimo dicendoci che gli enti previdenziali sono in deficit … mai mistificazione fu più cialtronesca.
Detto questo, e sono consapevole dell’impopolarità … ma non me ne frega niente, consiglierei di fare molta attenzione alla tanto decantata correttezza di informazione su “certi” blog … non è proprio così … ma se qualcuno ci vuole credere è padronissimo di farlo purché, appunto, come scrive Gennaro: “Ci si può anche sbagliare, ma quando si muovono 300.000 persone bisogna stare attenti” … io aggiungo che a Beppe Grillo, comunque sia e comunque vada, nessuno scucirà mai un baffo … !!
Luca Mastellaro: Caro Gennaro, ho letto attentamente il tuo secondo post sul V-Day e devo riconoscere che mi hai tolto le parole di bocca. Mi viene da sorridere perchè nessuno – nemmeno a sinistra – tranne forse Il Manifesto pone l’accento sulla questione della completa adesione della politica alla causa neoliberista in relazione all’affarismo e alla stagnazione delle nostra istituzioni. Per questo guardo con più attenzione alla manifestazione del 20 ottobre piuttosto che al V-Day.
Marco Drudi: spesso ho sostenuto grillo (ed ogni giorno leggo il suo blog) perchè lo ritengo una delle mente più lucide in italia.. anche questa volta molti dei suoi ragionamenti, delle “accuse” rivolta al mondo politico in generale sono corrette ma il tutto, a mio modesto avviso, è stato infarcito (come dicevi tu) da discorsi d’effetto, che dovevano colpire ogni strato sociale della popolazione..
molti sostenitori hanno ragione a dire che le 300.000 firme raccolte sono tantissime ed è vero, ma cosa diciamo allora dei 4.000.000 di voti raccolti per le primarie dell’Unione (a pagamento)? la politica si dovrebbe fare con le idee non con i numeri.. questa è la vera Politica non la P maiuscola, non le firme..
I punti di Grillo sono a primo avviso condivisibili perchè rispecchiano il vero “cancro” della politica di oggi ma nessuna legge potrà mai sopperire alla mancanza di etica o di idee..
per applicare l’inellegibilità dei condannati basterebbe modificare il codice penale in modo tale che esso automaticamente dia l’interdizione (anche a vita) a tutti coloro che sono stati GIUDICATI COLPEVOLI di reati SOCIALMENTE PERICOLOSI.. per il primo e il secondo grado non c’è legge che tenga.. solo un codice di comportamento dei parlamentari potrebbe essere utile, oppure come Grillo STRAgiustamente sostiene, riaprendo l’elezione diretta dei candidati.. il cittadino sceglierà quindi quale parlamentare mandare in aula.. (attenzione però a non mandare persone tipo Rossi e Turigliatto o De Gregorio.. altrimenti la tanto conclamata stabilità si andrebbe a far friggere)
il limite delle candidature è pura utopia per quanto riguarda gli scopi fissati.. un riciclo dei deputati/senatori ogni due legislature non garantirebbe certamente il buon funzionamento.. nessuno all’interno di un’azienda privata si sognerebbe di cambiare obbligatoriamente un proprio dirigente ogni 10 anni.. se lavora bene rimane, altrimenti se ne va.. e tutto questo con l’elezione diretta è fattibile..
PS: poi se nessuno nella scheda elettorale metterà le preferenze come nell’80% dei casi avveniva siamo di nuovo da capo.. e se poi, visto che siamo in italia, uno scrutatore di DX o SX dice che il nome scritto per la preferenza non è leggibile e invalida la scheda? mah..
Mirko Del Medico: La politica deve essere investita! Credo che tu abbia completamente ragione. Non so quanto Grillo sia un pericolo per la democrazia, ma il grillismo, come il berlusconismo, può divenire certamente una nuova (pericolosa) stagione politica in mancanza di risposte adeguate da parte della sinistra. La politica è investita da oggi della responsabilità di quelle piazze riempite da Grillo, non si può pensare di poter lasciare senza risposte quelle persone e la sinistra dovrebbe trovare i mezzi per affermare la propria cultura critica, sottraendo quella massa ai facili ardori (pre)politici.
Ciro Brescia: credo sia importante socializzarti delle informazioni che ti possono interessare.
Il meetup degli amici di Beppe Grillo di Napoli (il più grande d’Italia) ha mostrato un certo interesse per il processo rivoluzionario in Venezuela. Sono stati organizzati due incontri a distanza di un mese sul tema Venezuela a cui hanno partecipato più di un centinaio di persone. Sono stati due incontri assembleari, circolari, da come si evince dal filmato:
Il protagonista dell’incontro è Mario Neri del Circolo Bolivariano “Antonio Gramsci” di Caracas.
Inoltre facendo un giro nel meetup si può evincere che questo è divenato un luogo di autonomia, partecipativo ed orizzontale, dove si seminano i principi della democrazia diretta, della partecipazione. Spesso anche in contrasto con certe prese di posizioni o omissioni di Beppe Grillo.
Vedi la questione del signoraggio bancario.
In più si è creato un gruppo di studio sullo sviluppo delle monete alternative e quelle che in Venezuela e americalatina si chiama ‘Red Global del Trueque’
http://www.youtube.com/watch?v=10WQvmufL6Y
http://www.youtube.com/watch?v=1hw61rKZ0VM&mode=related&search=
ed è stato attivato il sito
ed è partita la circolazione della moneta alternativa che si lega al circuito nazionale Arcipelago.
Pare che sia uscito un articolo su questo esperimento anche su L’ultimo numero di Carta.
Il movimento bolivariano ha proposto anche degli ulteriori elementi integrativi (revocabilità del mandato) www.lapatriagrande.net
Credo che sia importante sostenere tutto ciò che genuinamente, anche se ingenuamente, tende a rompere la nostrana ‘herencia puntofijista’, forse liquidare questa esperienza, come taluni fanno, che si sta sviluppando come qualunquismo, antipolitica, demagogia e populismo è miope e superficiale. Percepisco della vitale genuinità di fondo anche se non ha ancora preso una forma politica ben precisa nella quale Grillo è solo una foglia che si muove con l’uragano; forse è meglio prestare maggiore attenzione a quest’uragano.
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