Trentasette anni dopo il colpo di stato del 1973, il dittatore uruguayano Juan María Bordaberry è stato finalmente condannato alla massima pena detentiva possibile per il colpo di Stato stesso, per la sparizione forzata di nove persone e per l’omicidio político di altre due. È un salto di qualità per la giustizia e per la società uruguayana dopo decenni di tergiversazioni.
Per la giustizia vuol dire che l’Uruguay non può farsi beffe delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, come è stato quando a lungo ha governato il Partido Colorado di Bordaberry, Julio María Sanguinetti e che ha addirittura candidato Pedro, il figlio del dittatore, alle ultime elezioni. Per la società orientale tutta la sentenza offre finalmente un giudizio storico pieno sugli anni ’70. Adesso sa, oltre ragionevole dubbio, chi fossero le vittime e chi i carnefici del colpo di stato che privò gli uruguayani della democracia per 12 anni e fu un tassello fondamentale dell’installazione del neoliberismo nel paese.
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