Angela Nocioni e l’America Latina su Liberazione, lettera a Piero Sansonetti

Gentile Piero Sansonetti, direttore di Liberazione,
da due giorni il mio sito, che si occupa prevalentemente di informazione e America Latina, è inondato di messaggi di lettori del suo quotidiano, indignati per la pagina intera (pp. 1 e 9) pubblicata a firma Angela Nocioni, presunta inviata a L’Avana per il suo giornale, il giorno 30 maggio.

Molti lettori, suoi e miei, mi chiedono di fare qualcosa, attribuendomi un potere che evidentemente non ho. Non sono un lettore di Liberazione, non ho alcun rapporto di lavoro con il suo giornale, non sono mai stato militante né del PRC né di alcun partito di sinistra. Sono solo un docente di Storia del Giornalismo e un attento osservatore delle cose latinoamericane e del giornalismo italiano.

Se ho ricevuto una ventina di messaggi io, lei ne avrà ricevuti mille e mi auguro li abbia letti. Non entrerò pertanto nel merito e qualunque persona mediamente informata è in grado di farsi un’idea. Non scandalizza certo il criticare Cuba e la Rivoluzione cubana quando questa merita di essere criticata. E possiamo anche pensare che forse, molti lettori di Liberazione non siano preparati a sentirsi dire verità scomode su Cuba. Ma non è questo il caso. Il caso è l’attacco volgare, la vulgata disinformata e disinformante, il pregiudizio, la semplificazione arbitraria, l’intenzionalità fuorviante, le menzogne, la denigrazione malintenzionata, il sicariato informativo che traspare in ogni parola dei pezzi della Nocioni.

Negli articoli della vostra redattrice c’è la beceraggine destrorsa del Giornale o di Libero, c’è il pregiudizio rabbioso di Pierluigi Battista sul Corriere, c’è l’ignoranza crassa di Omero Ciai di Repubblica, che offende i suoi lettori ammannendo loro la realtà latinoamericana da un caffé di Miami. Quegli articoli né informano, né commentano, né spiegano. Solo offendono.

Con una superficialità disarmante, la Nocioni offende Giustino di Celmo, padre di Fabio, cittadino italiano assassinato da Luís Posada Carriles, e i familiari dei cinque cubani in carcere negli Stati Uniti. E’ evidente che il governo cubano fa di questi casi simbolo anche un elemento di propaganda.

Ma come si permette la Nocioni la volgarità di dire che l’avere un figlio morto, o un padre o un marito incarcerato in un paese straniero ed ostile, sia la grande fortuna di queste persone, convertite in star dal regime?

Anche le Madri di Plaza de Mayo ricevono inviti a iosa e sono amate e rispettate in tutto il mondo per la tragedia della quale sono state vittime. La Nocioni è troppo superficiale per saperlo, ma esiste da vent’anni un dibattito nelle società latinoamericane su questo tema. Rigoberta Menchù è più fortunata perché ha vinto il premio Nobel o più sfortunata perché gli squadroni della morte le fecero a pezzi il padre e non so più quanti familiari? Come si comporterebbe la Nocioni al posto di Hebe de Bonafini o di Giustino di Celmo?

Angela Nocioni è recidiva. Lo scorso 3 gennaio, nel suo antichavismo viscerale e aggressivo, riuscì a farsi bacchettare da sinistra da Massimo D’Alema. Definì il processo redistributivo in Venezuela -cito testualmente- come "elemosina" (sic!) e il ministro degli esteri trovò l’occasione per darle una bella e meritata lezioncina. La Nocioni è impresentabile in tutta la sua carriera di sicario informativo antilatinoamericano. Ma sia onesto, Sansonetti. Una pagina come quella della Nocioni non può sfuggire al direttore. Liberazione è un piccolo giornale di partito e al partito risponde. Non può non essere stata avallata da lei o da qualcuno che gode della sua piena fiducia.

Tutto l’ambiente giornalistico sa che la Nocioni è sul punto del grande salto da Liberazione a La Repubblica. Ma perché Liberazione le dà lo spazio per uscirne immacolata e cancellare il suo peccato originale di aver lavorato per un quotidiano "comunista", prima di approdare definitivamente alla grande stampa?

Soprattutto, la disinformatia di quegli articoli, riguarda solo la Nocioni o coinvolge Liberazione e il PRC?

E’ solo il carrierismo della Nocioni a condizionare Liberazione, o c’è invece una linea antilatinoamericana del PRC ad ispirare la Nocioni?

Le ricordo che il 24 marzo 1976 l’Unità, e con questa il PCI, evitò di condannare il colpo di stato genocida del generale Videla in Argentina. Era quella la linea che veniva da Mosca rispetto alla dittatura dei 30.000 desaparecidos. Forse, se il PCI fosse stato più deciso nel condannare quel colpo di stato, la diplomazia italiana avrebbe salvato qualche vita in più. Ma la ragion di stato sovietica veniva prima e quella resta una macchia indelebile sulla storia del PCI.

Nel condiscendere alla linea anticubana e antivenezuelana della Nocioni, non si possono non vedere calcoli di bottega locali. E’ facile fare i comunistoni a parole in casa e ridicolizzare il riformismo venezuelano in politica estera. La Nocioni smania per far carriera, il PRC avrà altre mete, e mi piacerebbe conoscerle. Per questo mentono e disinformano sull’America Latina né più né meno come la Repubblica. Mi tolga una curiosità, Sansonetti. Da che parte starebbe il PRC se domani ci fosse un golpe in Venezuela o una nuova baia dei porci o l’aggressione contro uno qualsiasi dei paesi latinoamericani?


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