Per il fiume di popolo che questa settimana è tornato a scendere in piazza a Città del Messico e in 35 altre città del paese ci sono in ballo ben più dei 44.000 posti di lavoro della compagnia elettrica “Luz y Fuerza del Centro” (LyFC), liquidata come un ferro vecchio dal presidente Felipe Calderón lo scorso 10 ottobre e che da allora sono in resistenza.
Mentre i lavoratori dell’elettricità, senza stipendio da un mese, resistono all’idea di trasformarsi in padroncini di una giungla di microimprese deregolamentate, così come vuole il governo, il grande popolo di quelli che stanno pagando un prezzo troppo duro nel Messico neoliberale, dove il presidente Calderón è solo a metà del mandato, è sceso in piazza.
E’ un passo indispensabile verso uno sciopero generale da molti evocato ma difficilissimo da realizzare soprattutto per le debolezze, divisioni ed opportunismi della classe politica.
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