Se gli studenti del mezzogiorno battono quelli del Nord in matematica esiste la presunzione di colpevolezza (devono aver barato) e quindi vengono retrocessi d’ufficio per far vincere il Nord. Continuando così sapete che c’è di nuovo? L’anno prossimo non giochiamo più, tanto la classifica la decide a tavolino Boniperti con l’Avvocato Agnelli e noi ci facciamo il campionato del Regno delle due Sicilie.
In Italia è oramai peccato anche solo pensare che le statistiche, la ricerca di campo, la verifica, smentiscano i luoghi comuni. Sarà per quello che siamo all’ultimo posto OCSE per investimenti in ricerca. Lo sanno tutti che i meridionali sono tutti corti, chiatti, sporchi, ladri e sfaticati, per omnia saecula saeculorum, amen.
Occhio che in tempi di Mariastella Gelmini le statistiche non sono una pura curiosità. Servono monetariamente per strozzare gli ultimi a vantaggio dei primi, ovvero levare materialmente soldi a chi è indietro per darli a chi è avanti. Lo chiamano “merito” e chi non merita (secondo i loro parametri) deve schiattare. E se pure le statistiche dovessero per sbaglio dire che tutto il meglio del mondo non sta a Bergamo o a Treviso allora le statistiche le aggiustiamo perché l’unico scopo di tutto il gioco è spaccare il paese, eliminare diritti universali e chi può paga e chi non può affondi.
Se sei nato meridionale, ci spiegano con il più liso dei luoghi comuni, puoi solo esercitare l’arte di arrangiarti. Non puoi essere intelligente, puoi essere solo furbo. Non puoi essere bravo, studioso, diligente e, in questo gioco a carte truccate dove chi dà le carte è sempre il più becero, perderai sempre e comunque. Se fossi in quelli dell’INVALSI (l’Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico nazionale) andrei allora per esempio ad indagare nei test d’ammissione alla Normale di Pisa dove negli ultimi 199 anni la maggior parte di chi viene ammesso è formata da studenti meridionali che sfruttano al meglio quest’opportunità. Da qualche parte dev’esserci il trucco e va smascherato.
Di questi tempi, nei quali conta solo la concezione brunettiana del merito (l’unica possibile?), ma se meriti e non sei di Varese allora vuol dire che hai barato, non oso pensare a cosa succederà allo stipendio di un insegnante meridionale che magari lavora in una scuola difficile, se venissero applicate le gabbie salariali. Immagino nulla di buono, ma visto che i suoi studenti non possono essere bravi ma solo furbi e lui comunque guadagna troppo, stai a vedere che comincerà a fregarsene pure lui dei suoi studenti, che tanto sono pure loro furbi e si arrangiano, e poi se avete già deciso che devono comunque essere ultimi in classifica, non c’è bisogno che l’insegnante si affanni tanto…
Ho il sospetto che così non se ne esca ma quando il gioco si fa duro e soprattutto così volgare e grossolanamente punitivo, non è che uno debba per forza porgere l’altra guancia ai kapò leghisti in maniera intelligente e collaborativa. Magari la porge in maniera stupida o non la porge affatto.
Si noti bene che se chi scrive fosse ministro disporrebbe meccanismi di controllo rigidi e costanti nel tempo sulla qualità degli insegnanti. Non c’è nessun motivo al mondo per il quale un cinquantenne seduto o impreparato debba continuare a rovinare studenti fino alla pensione solo perché vent’anni prima è riuscito a entrare in qualche modo nella scuola. Ci sono mille lavori dove questa persona può essere dirottata per permettergli una vita dignitosa ma senza far danni agli studenti. Ma questo è un altro tema. |
Il fatto è che in Italia sembra aver preso il potere non il puttaniere ma l’odio al quale il puttaniere fa da cassa di risonanza. Un odio sordo e sordido che è uguale e contrario alla haine delle banlieue. Un odio volgare, grossolano, stupido, invidioso di tutto, antimoderno, che sarà pur vero che corrisponda ad una parte quantitativamente rilevante del paese, soprattutto al Nord, ma non è per questo meno esecrabile, basta pensare agli squadristi delle ronde o alla caccia legalizzata al lavoratore senza documenti o ai lager dei Centri di identificazione ed espulsione.
Vengo a sapere che regolarizzare una badante costa un balzellone di 500 Euro, giustificabile solo con l’odio, il disprezzo, lo stivale del più forte libero di schiacciare il più debole. La retorica antitasse leghista evidentemente non vale quando bisogna accanirsi con le moldave e le ucraine che puliscono il culo ai nostri vecchi. Le badanti possono pagare, su di loro lo stato ha il diritto di vessare, per loro le tasse non sono un furto. In provincia di Ancona hanno messo sotto sequestro la villetta a schiera di una coppia di novantenni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Colpirne uno per educarne cento.
Oltretutto la villetta non era il corpo del reato, ma sequestrare un pacco di pannoloni avrebbe spaventato troppo poco. Adesso i novantenni, se vorranno campare tranquilli quel poco che resta loro, faranno versare alla badante tre settimane di stipendio (a tanto ammontano lira più lira meno 500 euro) e invece di mandarle alla famiglia a Kisinau o a Tblisi le faranno spendere alla poveretta in marche da bollo ad onore e gloria del ministro Maroni. Così è l’Italia al tempo della Lega Nord sotto l’imperio della legge. Del più forte o del più squallido. Finché gli dura.