Oggi María Rachid e Claudia Castro, si presenteranno al Comune di Buenos Aires ed esigeranno di sposarsi. No, non chiederanno l’Unione civile o PACS o che DICO si voglia. Sono già quattro anni che la loro unione di fatto è stata regolarizzata in Comune, nella cattolicissima Argentina dove i Pacs o simili esistono senza scandalo né strepiti ruiniani da tempo.
Oggi pretenderanno proprio di sposarsi, las atrevidas. Andranno in comune come una qualsiasi coppia eterosessuale e, se non le faranno sposare, si appelleranno alla Corte Suprema. Visti i precedenti, compreso quello colombiano di meno di una settimana fa, questa non potrà non costatare la discriminatorietà delle leggi che disciplinano il matrimonio. Del resto la Costituzione argentina non parla mai di “uomo e donna” ma sempre di “coniugi”. E’ quello che è successo anche in Spagna e in Sudafrica in tempi recenti.
Il movimento omosessuale argentino da oggi va dritto al bersaglio dunque: il matrimonio. María e Claudia, militanti dell’organizzazione lesbica La Fulana, convivono da sette anni e hanno registrato la loro unione di fatto da quattro anni. L’unione di fatto per loro fu un passaggio importante. Nel quartiere di La Plata, dove vivono i genitori di Claudia, solo dopo l’unione di fatto i vicini e la stessa famiglia di Claudia hanno accettato e si sono sentite a loro agio con la loro relazione.
Come tante coppie eterosessuali hanno provato, finora senza successo, l’inseminazione artificiale per avere un figlio. Che ovviamente è legale per loro in Argentina come in tutto il mondo cattolico meno che in Italia. Vogliono che il figlio che nascerà sia di entrambe, vogliono stare insieme ed essere felici, insomma desiderano un vero matrimonio visto che non si considerano altra cosa che una vera famiglia. Devono vergognarsi loro o chi pretende di avere diritto di decidere per loro, Eminenza?
Il problema è il matrimonio omosessuale
L’approccio de La Fulana, in Argentina va dritto al cuore del problema. I PACS, anche quelli francesi, sono un di più per le coppie eterosessuali. Queste, se convivono, è per libera scelta, altrimenti si sposerebbero. I DICO, oltretutto, non provano neanche a risolvere una delle più gravi anomalie italiane: la separazione legale, un istituto che non esiste in nessun altro paese al mondo e che allunga smisuratamente e dolorosamente i tempi del divorzio. Abolire la separazione; è di questo che hanno bisogno le coppie eterosessuali, non dei DICO.
I PACS o DICO sono invece un di meno, una diminutio, per le coppie omosessuali che invece non possono liberalmente scegliere di sposarsi. Potrebbero essere una soluzione gradualista, un passo avanti in attesa che i tempi maturino, ma nulla di più. Tutto il resto, convivenze zio-nipote, guru-discepoli, badessa-converse, secondini-carcerati sono fumo negli occhi che servono per tergiversare e non cominciare neanche a parlare dei veri problemi, reversibilità, adozioni.
La proposta di legge dei DICO è inaccettabile per molte ragioni. Ma soprattutto è umiliante, per una coppia che ha diritto di andare a testa alta, questo dovere andare a firmare separatamente su documenti separati. Per il governo, che chi scrive ha contribuito ad eleggere, il DICO garantisce solo diritti individuali. Ma il mio governo afferma che, in quanto coppia, dovete vergognarvi e continuare a strisciare contro il muro. DICOno che, se volete lanciare il bouquet e tirarvi il riso, c’è il matrimonio. Già, appunto, rispondono da Bs. As. María e Claudia.
E’ buffo vedere la CEI arroccarsi nella difesa di un matrimonio civile che non riconosce. Per la chiesa, sposati civilmente, separati, divorziati, conviventi sono tutti peccatori alla stessa maniera. E chi se ne frega (pensa il Sant’Uffizio) che metà dei bambini nascano e spesso crescano felici in famiglie more uxorio. Sono bambini “contro natura” tuona sua eminenza.
Ma la CEI fa il suo mestiere e se può permettersi di andare allo scontro è perché affonda il coltello nel burro. Clemente Mastella -il più intelligente parlamentare italiano- ha ragione quando chiede che la legge (che non ha alcun carattere di urgenza) abbia un normale iter parlamentare svincolando del tutto le sorti del governo. Questo invece insiste a farsi garante di un compromesso al ribasso che o lo farà cadere o produrrà una legge da buttare. Intanto l’opposizione come sempre dà il peggio di sé. Non sono né codini né bigotti, Berlusconi, Casini, Bossi, e sanno sulla loro pelle che la vita è complicata e la Binetti l’hanno lasciata a noi infatti. Ma tutto serve per corteggiare sua eminenza che conta di più di milioni di elettori di centro destra che non hanno nulla contro i PACS ma non contano nulla. Una volta di più in questa storia chi dovrebbe strisciare contro il muro è la classe politica italiana.
PS Auguri alle spose… e figli maschi!
Parole chiave: America Latina, Argentina, coppie di fatto, diritti civili, matrimoni omosessuali, PACS, DICO, Camillo Ruini, La Fulana, Clemente Mastella