Gira voce che in Venezuela non ci sarebbe libertà di stampa. Gira voce (lo scrivono i più grandi giornali del mondo) che ci sarebbe una rigida censura sulla stampa in un sistema illiberale e autoritario. Gira voce, se ne legge dappertutto in giro, che la legge sulle comunicazioni di un paio d’anni fa andava obbligatoriamente definita con il nome dato dall’opposizione, “Ley Mordaza”, “Legge Bavaglio”, perché nessun onesto democratico potesse pensare che un terribile governo autoritario come quello di Chávez permettesse anche solo di essere criticato. In Venezuela nessuno può criticare Chávez, finirebbe in galera, forse ucciso, gira voce.
Girano tante voci, soprattutto a leggere il Corriere della Sera o La Repubblica, o El País, o Liberation… ma poi girano anche alcuni fatti. Questa è la prima pagina del quotidiano “Tal Cual” del primo febbraio 2007. “Tal Cual” è diretto da Teodoro Petkoff, l’intellettuale di riferimento per quanti da sinistra attaccano Chávez. Donato di Santo, sottosegretario agli esteri lo definisce un “amico fraterno”.
Teodoro Petkoff è direttore di un quotidiano liberamente in vendita in tutte le edicole del paese e libero di fare prime pagine come quella a lato. Ha speso in questi anni fiumi di inchiostro per millantare in piena libertà a tutto il mondo che in Venezuela non ci sarebbe libertà di stampa. Gira voce che fossero tutte balle.