Anna Romana Sebastiani: le scrive una mini-dottoressa in scienze politiche e ancora studentessa (laurea specialistica) proprio dell’università di Macerata. Volevo sfogarmi con qualcuno che potesse capire le mie ragioni e conoscere il suo punto di vista.
Negli ultimi due anni ho letto su Repubblica, il quotitidiano filo-governativo, che dovrebbe rappresentare questa bella invenzione dell’Unione… (e quindi anche me), ripetuti articoli che denunciavano la presunta persecuzione degli omosessuali, dei trans a Cuba, con testimonianze "strappalacrime" degli interessati e nessun riferimento alla versione offerta dal governo cubano sulla questione. Anche in televisione un argomento principe per colpire la figura di Fidel è la discriminazione dei gay.
Documentandomi con maggior dettaglio di Repubblica, ho scoperto che una delle sostenitrici più accanite dei diritti civili dei gay e trans è la dott.ssa direttrice del Cenesex Mariela Castro Espin. Sicuramente non spetta a me dirle di chi è figlia! E’ incredibile, come mai il "tiranno" intollerante Fidel non ha punito sua nipote, anzi. Sostiene le moltissime iniziative del Centro di ed. sessuale e, proprio in questo periodo,si sta discutendo una legge in parlamento per dare la totale libertà ai cittadini cubani di cambiare il proprio sesso, su iniziativa di Mariela.
In conclusione, se anche ci sono stati in passato degli episodi di discriminazione, (ma in quale paese non sono accaduti? Da noi i politici a malincuore accettano i gaypride) non sarebbe ora di smetterla di scrivere articoli su questa storia passata e distorta, e invece parlare della nuova generazione di dirigenti cubani, delle loro iniziative, delle conquiste ottenute nel campo dei diritti civili, dell’emancipazione femminile cubana (argomento a me a cuore e spesso tralasciato)?! Ovviamente ho dovuto ricorrere allo strumento internet per la mia documentazione; con tristezza valuto giorno per giorno quanto sia faziosa la televisione… ma la stampa non ne parliamo. La ringrazio per la sua attenzione.
Gennaro Carotenuto: Cara Anna Romana, ho spesso cercato di dimostrare che uno degli argomenti più inconsistenti nella critica della Rivoluzione cubana è quello dell’immobilismo, del trasmettere l’idea di una gerontocrazia irriformabile quando invece a Cuba la classe dirigente ha nella stragrande maggioranza meno di 50 anni e spesso meno di 40. L’esempio del Cenesex (non è Mariela, ma tutto l’istituto) e di come abbia modificato nel profondo una cultura prerivoluzionaria profondamente machista e sessista, è eccellente. Su La Repubblica, dopo avere definito "facinorosi" i maestri di Oaxaca, credo resti ben poco da aggiungere, ma molto da continuare a denunciare, colpo su colpo.
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