Con il 61% dei suffragi e ben tre milioni di voti in più rispetto al 2002, 58 milioni, Luís Ignacio da Silva, Lula, è stato confermato presidente della Repubblica in Brasile fino al 2010, sconfiggendo il neocon Geraldo Alckmin.
"La democrazia si consolida nel paese" e "al primo posto verranno i poveri" sono alcune delle dichiarazioni del presidente confermato plebiscitariamente. Le quattro settimane trascorse dal primo turno hanno ampliato il divario tra Lula e il suo rivale e la statura politica del primo. Se la prima campagna era stata condizionata da accuse di corruzione verso collaboratori del Presidente, molte delle quali infondate ed orchestrate dalla grande stampa quasi completamente schierata con le destre, quella per il ballottaggio è stata impostata sulle conquiste del primo mandato e sul ruolo fondamentale dello stato e contro le privatizzazioni.
In soccorso di Lula è venuto il suo più rabbioso nemico, il suo predecessore Fernando Henrique Cardoso, espostosi apertamente in favore di Alckmin e contro Lula. Il grande privatizzatore però non ha fatto altro che confermare il timore che un eventuale governo Alckmin potesse riprendere il processo di dissoluzione dello stato portato pervicacemente avanti dai vari Collor de Mello e Cardoso stesso in epoca neoliberale. Tra le conquiste fondamentali del governo Lula vi sono la chiusura dei conti con il FMI -"non abbiamo bisogno dei loro consigli"- e la "Bolsa familia", un processo redistributivo del quale beneficiano almeno 60 dei 180 milioni di brasiliani e che ha portato in tre anni, secondo la Fondazione Getúlio Vargas, alla riduzione del 20% della miseria nel paese. La Bolsa familia è un programa di aiuti versato direttamente alle madri (dai 6 ai 40 Euro al mese) in cambio della frequenza scolastica e della vaccinazione dei figli.
Parole chiave: America Latina, Brasile, Lula