Per la OMS, cubani o marziani fa lo stesso. L’importante è il diritto alla salute.
di Gennaro Carotenuto
Secondo il pensiero unico neoliberale, la salute è una merce. Secondo la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è un diritto umano. Una volta concluso aristotelicamente che di conseguenza il neoliberismo è contrario ai diritti umani, nella Costituzione del Venezuela bolivariano di Hugo Chávez, hanno deciso che la salute è un diritto ?gratuito- di tutti e, cosa ancora più grave, hanno deciso di compiere il dettato costituzionale.
Così nel 2002, con lo scopo di dare a tutta la popolazione cure mediche di base gratuite, nasce la Missione ?Barrio Adentro?, dentro il quartiere. In un paese dove la salute è stata sempre privata e privatizzata non esisteva assistenza medica di base pubblica, né medici disposti a curare poveri. L’unica possibilità di garantire il diritto alla salute di quell’80% di popolazione esclusa dal modello, era rappresentata dalla vicina Cuba. Questa produce professionisti e medici in surplus ed ha oggi un medico ogni 120 abitanti, uno degli indici più alti al mondo.
In un complesso accordo che semplificheremo nello scambio petrolio-salute, in più dei 300 dei 330 municipi nei quali si divide il Venezuela, sono arrivati 18.000 medici cubani. Collaborano con circa 1.200 medici del posto. Questi ultimi, nel giro di cinque anni, dovrebbero integrarli e sostituirli. Tutti insieme, negli ultimi 18 mesi, hanno curato almeno 17 milioni di venezuelani, con circa 100 milioni di visite tra domiciliarie e ambulatoriali e hanno sviluppato centinaia di migliaia di attività educative. I medici cubani sono chiamati a compiere un periodo di 24 mesi in Venezuela, vivendo nelle stesse condizioni -pauperrime e spesso degradanti- della popolazione locale. Almeno uno è stato assassinato in un attentato.
Guadagnano circa 200 dollari al mese. Fonti vicine al governo venezuelano parlano di 30-35 abbandoni volontari. L’opposizione, senza peraltro fornire alcuna prova, decuplica questa cifra. Calcolano di salvare almeno 380 vite la settimana, anche se continua il boicottaggio dei sindacati medici locali che impedisce loro di lavorare negli ospedali pubblici.
A nessuno sfugge che Barrio Adentro è anche una gigantesca operazione di consenso politico. L’opposizione ha opposto un iniziale durissimo rifiuto. Accusava il governo di demagogia, populismo, definiva la missione irrealizzabile, uno spreco di denaro pubblico. Denunciava che i cubani non erano altro che propagandisti o peggio, paramilitari venuti a preparare la dittatura. Oggi nessuno più nega che i medici cubani abbiano conquistato la fiducia di milioni di venezuelani. La stessa opposizione afferma che i cubani devono restare anche dopo l’agognata caduta di Chávez. È un assurdo che testimonia il successo della missione stessa.
Secondo il rappresentante in Venezuela dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Renato Guzmao, ?quello che sembrava impossibile da realizzare in decenni ?offrire ad indigeni e poveri che non hanno mai avuto accesso a nessun programma di salute ed alle classi medie salassate dal sistema privato- servizi sanitari efficienti e gratuiti- improvvisamente è diventato possibile con una semplice decisione politica?. Per Guzmao ?che lo realizzino medici cubani o marziani è indifferente per l’OMS. I cubani sono risultati eccellenti medici, ma l’importante è che con Barrio Adentro siano curati in maniera rapida, oggettiva ed opportuna, 17 milioni di pazienti. E che la missione sia irreversibile?.