Con Annalisa Melandri e Piero de Luca sul linciaggio mediatico dell’Imam Abu Shwaima e sulla scorta data alla deputata di Alleanza Nazionale Daniela Santanchè.
Gennaro Carotenuto: A volte si è incerti se ci si trova di fronte ad un piano criminale, ad un irrazionale desiderio o di fronte all’irresponsabilità più assoluta. Considero il pregiudizio razziale come l’unica colpa irredimibile. Neanche dall’ignoranza. Ma riesco a capire la resistenza di una parte della società ad un cambiamento molto grande come quello dato dalla trasformazione dell’Italia in una società multirazziale.
Se però questa resistenza viene cavalcata dalle classi dirigenti, politiche e mediatiche siamo di fronte ad un avventurismo pericolosissimo. Cosa vogliono davvero per l’Italia e l’Europa? L’espulsione in massa di tutti i non omogenei, i non cristiani? Vogliono una guerra santa o di sterminio? Sappiano, sappiate che una guerra di tal fatta non può essere vinta e non può neanche essere combattuta.
Ed allora è chiaro che se un cittadino di religione islamica non può discrepare -semplicemente discrepare- da una parlamentare italiana, che questa si senta minacciata nella sua incolumità e questa minaccia venga pubblicamente ratificata dal metterla sotto scorta, allora si sta fomentando una psicosi collettiva antislamica cavalcata dai media e dalle classi dirigenti di questo paese.
E’ chiaro che se una parte della società vuole tornare indietro ad una epoca premigratoria, questo è un desiderio regressivo e soprattutto irrealizzabile. Le classi dirigenti politiche e mediatiche hanno il dovere di farsi carico di veicolare questo messaggio e non cavalcare una elettoralmente redditizia ma scellerata xenofobia.
Piero De Luca: “Porta a porta pulp”
Agghiacciante. Vero è che forse non varrebbe la pena di occuparsi di quell’insetto, ma a volte il troppo veramente stroppia (e storpia). Chi ha seguito l’immonda (una delle tante) serata di Porta a Porta di ieri e, contemporaneamente possiede non dico un minimo di cultura ma quantomeno un minimo di buon senso, si sarà visto accapponare la pelle. Con la serena complicità della cosiddetta ministra per le pari opportunità Pollastrini, e di Khaled Fouad Allam, che pure ricordavo persona più attenta una compagnia splatter di pezzi di novanta (si fa per dire) del razzismo italico, Daniela (con rispetto parlando) Santanchè, nota esperta di islamismo e bilionarismo comparato, una forzaitaliota da tappezzeria di cui sinceramente non ricordo il nome e quell’ex galoppino di Emilio Fede ora trasformato (!!!) in scrittore che risponde al nome di Carlo Padella (o era Panella ?) hanno dato vita ad un pietoso spettacolo di “dagli al musulmano” con l’ovvia complicità dell’insetto, cercando disperatamente di estorcere non dico una fatwa ma almeno qualche piccolo scivolone semantico dalla bocca del povero imam di Segrate che evidentemente si starà chiedendo come mai resiste da trentacinque anni (più o meno la carriera dell’insetto) in Italia. Imam che invece ha detto solo parole ragionevoli e di un’assoluta moderazione. Ma la chicca è stata invitare una poveraccia velata, ragazzina di 18 anni che non sapeva chi era e dov’era e non riusciva nemmeno a pronunciare una parola contro l’istituto della lapidazione, presentandola praticamente come simbolo di tutto l’islam. E ti toccava sentire inviti al dialogo e al rispetto della persona dalla Santanchè !!! Dio santo, una che rispetta solo le persone che hanno un conto in Banca superiore al milione di Euro !!! Che schifo !!!Che serata !!! Che televisione !!!
Annalisa Melandri: Chi mi spiega perchè a Daniela Santachè gli è stata data una scorta?
La Repubblica di ieri titola: “L’Imam la attacca, Santachè sotto scorta. Dopo un dibattito in tv in cui aveva contestato il velo. Condanna di Pollastrini e Bertinotti”.
Leggo un pò e delle minacce non trovo nulla, Abu Shwaima ha solo ribadito alla parlamentare, la quale sosteneva che il velo non “è un simbolo di libertà e che il Corano non lo impone”, che “non è vero che nel Corano non ci sia l’obbligo del velo, io sono un Imam e non permetto agli ignoranti di parlare di Islam, voi siete degli ignoranti e non avete il diritto di interpertare il Corano”. Di qui la decisione del ministero dell’Interno di concedere la scorta alla Santachè.
Penso allora che la condanna di Bertinotti che ho letto nel titolo si riferisca sicuramente al fatto che sia quantomeno esagerato dare una scorta solo per essere stata accusata di ignoranza, e mi vengono in mente le accese invettive di Sgarbi.Invece no, leggo e rileggo, ma le minacce proprio non riesco a trovarle e invece mi rendo conto che tutta la comunità politica si stringe intorno alla Santachè (Bertinotti compreso !!!) in solidarietà per le intimidazioni e minacce che ha ricevuto.
Per non sbagliarmi leggo anche La Stampa ma anche lì le parole dell’ Imam riporate sono le stesse riportate da Repubblica. Solo sul Giornale si dice che Abu Shwaima abbia dato dell’ “infedele” alla parlamentere e questa parola in particolare avrebbe fatto scattare l’allarme al Viminale e l’attivazione delle misure di protezione come la scorta, che si prevedono subito quando c’è un pericolo di vita.
Ma non è che si sta esagerando un pochino e inevitabilmente si finisca per esasperare conflitti e problematiche che forse sarebbe il caso di ricollocare nella loro giusta dimensione? Alla Santachè indubbiamente il fatto di avere una scorta personale la gratifica molto perché poco tempo fa le era stata revocata quella a suo tempo concessale per le minacce subite in occasione della pubblicazione di un suo libro e lei aveva vivacemente protestato per questo addirittura dicendo che se fosse stata uccisa la colpa sarebbe stata di Amato (il quale ha prontamente provveduto, non si sa mai con questi musulmani!), e perché allora non mettere sotto scorta anche il supercriticato del momento Giampaolo Pansa (non si sa mai con questa sinistra radicale!)??
Mi dispice solo che le minacce (quelle sì vere) ricevute da Roberto Saviano forse così perdono di credibilità (con la mafia invece si sa eccome!).
Gennaro Carotenuto: Solo pochi giorni fa c’è voluta una campagna mediatica per dare la scorta a Roberto Saviano, minacciato dalla criminalità autoctona che assassina centinaia di persone l’anno. E’ ancora vivo il ricordo della scorta non data a Marco Biagi dal governo Berlusconi. Adesso in quattro e quattr’otto la scorta torna ad essere una medaglia da esibire. Speriamo che la deputata di AN ne faccia buon uso, per esempio non correndo troppo.