Appello per Allende vittima? Io non firmo

Alcuni amici mi hanno chiesto di veicolare e firmare un appello contro due consiglieri comunali di Forza Italia che, a Bologna, pretendono di eliminare dalla toponomastica cittadina la Via Salvador Allende. L’appello, molto ben intenzionato, è intitolato: “Revisionismo Storico: Allende da vittima a carnefice“. Pubblico il link, va bene, ma io questo appello non lo firmo. E spiego perché.

E’ inaccettabile la categorizzazione di vittima per il Presidente legittimo del Cile, Don Salvador Allende. Allende era un marxista e un rivoluzionario. Ha combattuto la sua battaglia ed ha perso. Ma ha combattuto. E con lui ha combattuto il proletariato cileno, dalla Legua alle fabbriche del cinturone industriale di Santiago, mentre invece i quadri di partito, i comunisti e i socialisti, che oggi sono al governo, facevano a gara a nascondersi nelle ambasciate.

Incasellare Allende nella categoria di vittima è un’offesa alla sua memoria ed è il peggiore dei revisionismi storici, funzionale nella temperie storica che stiamo vivendo. Gli amici che propongono questo appello, non si rendono conto di essere più revisionisti loro di quanto non siano revisionisti i lugubri figuri di Forza Italia di Bologna, che giustamente continuano a vedere Salvador Allende per quello che è stato per tutta la vita e fino alla morte: un nemico di classe.

Allende era e resta un nemico di classe e perciò continuano a combattere una battaglia per la damnatio memoriae di un rivoluzionario cileno. Fanno bene. Paradossalmente sarebbe una ventata di chiarezza se i consiglieri di Forza Italia riuscissero nel loro intento. Perché quelli che vogliono continuare ad avere la loro via Salvador Allende -come testimonia anche il titolo e il merito dell’appello- non vogliono una “Via Salvador Allende – rivoluzionario” o difendere una “Via Salvador Allende – nemico di classe dei consiglieri di Forza Italia“, ma vogliono una comoda, paciosa, rassicurante “Via Salvador Allende – vittima” e magari farci aprire anche un MacDonald.

Quello che offende infatti è che dall’altra parte c’è chi vuole una damnatio memoriae ben più terribile contro Allende. Sono quanti, dalla Concertazione in Cile al centrosinistra in Italia, hanno convenienza sì ad usare la figura di Allende, ma snaturandola e trasformandola nella vittima indifesa, pacifica, imbelle di fronte all’ignominia della reazione degli Stati Uniti e delle classi dominanti cilene.

E’ questo il destino che per le sinistre europee tutte è comodo pensare per il terzo mondo. E’ comodo piangere su indianini e negretti quando muoiono di stenti o sotto le bombe, ma è ancora più comodo prenderne le distanze quando questi si sollevano contro quegli stenti e quegli obbrobri. Possono essere vittime, ma non prendere in mano il loro destino.

Allende si è sollevato per tutta la sua vita e fino all’ultimo giorno, l’11 settembre. Don Salvador è morto combattendo dentro la Moneda, sparando fino all’ultimo contro il nemico con l’AK, il Kalashnikov, il fucile mitragliatore (nella foto) che gli aveva regalato Fidel Castro. Allende sparò e abbatté nemici l’11 settembre. Ci sono le foto e le testimonianze ma vengono usate con parsimonia, o meglio nascoste sguaiatamente. E’ chi, in Cile o in Italia, da 33 anni ha convenienza a snaturare la sua prassi di rivoluzionario, e disegnarlo come vittima e agnello sacrificale, che sta offendendo la sua memoria, non i consiglieri di Forza Italia che anzi quell’identità stanno a modo loro riscattando.


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