Falso scandalo a Caracas copre vero scandalo a Singapore

A Singapore l’FMI perpetua il potere occidentale sull’economia mondiale, ma questa volta il Sud America e l’India voteranno contro, profilando un’opposizione all’ordine esistente. Intanto a Caracas Venezuela e Iran rafforzano il commercio Sud-Sud.

Desta ipocrita scandalo la visita di Mahmoud Ahmadinejad a Caracas di ritorno dall’Avana per il vertice NOAL. Desta scandalo che Caracas firmi 29 accordi commerciali con Teheran, ovviamente dimenticando che Germania ed Italia sono i primi due partner commerciali degli Ayatollah e che non ci pensano per niente a diminuire i loro scambi commerciali con l’Iran né ad accettare il minacciato embargo che pretende Giorgio Bush.

Allora cosa desta scandalo? Se non desta scandalo l’amicizia d’affari tra gli occidentali e i tagliatori di mani e di teste sauditi (e anche iraniani) è vergognosamente ipocrita che desti scandalo l’amicizia d’affari tra l’America Latina e i tagliatori di mani e di teste iraniani. E allora cosa desta così scandalo? Parafrasando Bill Clinton la risposta è facile: “è il commercio Sud-Sud, stupido!”

E’ la rottura -passo a passo, pezzetto a pezzetto- del sistema coloniale per il quale il SUD deve commerciare solo col NORD, la pietra dello scandalo. La dittatura occidentale sull’economia mondiale resta oppressiva ma ogni volta è più difficile detenere il cambio. Da Singapore l’intelligente ministra dell’Economia argentina Felisa Miceli (nella foto), quella che col suo omologo brasiliano Guido Mantega vuole smettere di usare il dollaro per le transazioni argentino-brasiliane e regalare commissioni a banche di Nuova York, fa il punto sullo stato dei lavori dell’assemblea dell’FMI: “tutti i paesi del Sud America voteranno contro la riforma e saranno in buona compagnia”.

A cosa voteranno contro i paesi del Sud America in compagnia nientemeno dell’India? Il FMI è null’altro che una banca d’affari dove i soci (i paesi del mondo) si pesano in base alle azioni che possiedono. Più azioni uguale più peso decisionale. In un mondo keynesiano quale quello del dopoguerra, questo sistema fu inventato dal più liberista dei grandi economisti dell’epoca, Harry Dexter White. Così gli Stati Uniti ancora oggi hanno più del 16% (con il potere di veto sulle decisioni a maggioranza assoluta dell’85%) e il G7 più un paio di paesi amici, Belgio, Spagna, Olanda o Israele, ha la maggioranza assoluta. Gli altri non contano nulla. Ed è così, con l’FMI, che la dittatura del debito estero si sostituì nel pianeta al colonialismo classico.

Periodicamente i pesi dei diversi paesi vengono riformati -per cambiare ben poco- come sta avvenendo a Singapore sotto la presidenza dell’ex ministro di Aznar, Rodrigo Rato, un uomo così imbevuto dalla parte che recita da pretendere di parlare in inglese anche quando ha un incontro bilaterale con un presidente di un paese di lingua spagnola.

I gattopardi del Fondo quest’anno aumenteranno significativamente le quote di quattro paesi. La Cina, non ne possono fare a meno, passerebbe al 3.65%. E’ poco più della metà di Giappone o Germania e un terzo meno di Francia e Gran Bretagna. Poi aumenteranno le quote di tre famigli consolidati dell’Occidente, Messico, Corea del Sud e Turchia. I coreani addirittura radoppieranno la loro quota, una cosa insolita e senza precedenti. Per gli altri niente o aggiustamenti in centesimi. Per decenni il sud aveva votato a favore anche a decisioni palesemente ingiuste e non convenienti. Era l’epoca dei Carlos Menem, dei Fernando Henrique Cardoso, dei Carlos Andrés Pérez, che infatti erano amatissimi nelle ovattate stanze dell’FMI e ricevevano calorosissime pacche sulle spalle. Oggi non è più così; l’India e tutto il Sud America annuncia un voto contrario alla riforma che dà scandalo. E quello che desta scandalo è che il mondo faccia politica estera senza limitarsi ad essere pedine mosse sulla scacchiera dai paesi occidentali.

Lo dimostra non solo la Cina, tutti se ne sono fatti una ragione, ma lo dimostra l’attivismo indiano, che sta entrando in America Latina in maniera ineludibile. Ma lo dimostra di nuovo, e ci vuole coraggio, quell’America Latina che ha scelto di prendere in mano il proprio destino dicendo NO all’FMI.

Fino a ieri dicevano no all’FMI solo i movimenti sociali, adesso lo affermano rumorosamente addirittura i ministri dell’Economia (immaginate Padoa Schioppa…). Forse ha davvero ragione Hugo Chávez quando desta scandalo dicendo: “in questo secolo l’impero statunitense, del quale già vediamo la franca decadenza, smetterà di esistere. E sarà per il bene dell’umanità e della specie umana”. Fino a ieri lo dicevano solo i movimenti sociali.


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