Una notizia folkloristica locale è arrivata alla ribalta sul “Giornale”: l’house-organ della famiglia Berlusconi grida allo scandalo (ed allo spreco) perché all’Università di Pisa si perde tempo a fare ricerche sui cani da slitta. Effettivamente, visto che non viviamo nel Klondike descritto nel romanzo di Jack London, questa ricerca ha ben poco interesse per la collettività e le critiche sarcastiche del “Giornale” sembrano poggiare sul comune buon senso.
Ma spesso il buon senso non basta: bisogna aguzzare gli occhi per trovare un trafiletto sulla stampa locale (QN, che aveva lanciato la notizia il giorno prima) dal quale si apprende che quella sui cani da slitta è -in realtà- una ricerca finanziata da sponsor privati.
Assistiamo quindi all’ennesimo grottesco paradosso. I fautori della privatizzazione dell’università cercano di far passare una manovra che prevede la smobilitazione del finanziamento pubblico (la cultura è un lusso che non possiamo permetterci!) e prefigurano la sostituzione del soggetto pubblico con fondazioni finanziate con capitali privati; quando poi scoprono che i privati scelgono di finanziare ricerche con ricadute positive molto modeste (per la collettività), allora cominciano a sindacare e si stracciano le vesti tuonando contro l’ennesimo scandalo accademico.
A ben pensarci c’è un che di déjà vu in tutto ciò. Infatti una delle teste d’ariete usata da chi si scaglia contro il sistema universitario pubblico (sponsorizzando la privatizzazione) è il modesto piazzamento degli atenei italiani nelle classifiche internazionali come -per esempio- quella della Jiao Tong University di Shanghai. Ma chi andasse a spulciare questa graduatoria potrà notare una cosa interessante: è vero che, come proclamano i siti filogovernativi, le università italiane non brillano, ma è anche vero che in questa stessa graduatoria le università private italiane sono quasi completamente assenti. La Bocconi? Non c’è. La LUISS? E chi la conosce! … L’unico ateneo privato piazzato in questa graduatoria delle 500 università migliori compare in fondo, ed è l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Ma questo non lo dice nessuno, non fa tendenza. O forse per gli articoli di alcuni giornalisti i dati sono solo un elemento decorativo. E il dovere di informazione passa in secondo piano di fronte al richiamo della foresta.
http://unimediapisa.wordpress.com/2008/11/05/il-richiamo-della-foresta/