Di spalla in prima pagina con un fondo e poi a tutta p. 10, “Il Mattino” di Napoli racconta la storia di tre persone che si sono date fuoco in piazza Tienanmen. La notizia è riportata stancamente da altre fonti ma mi risulta che solo “il Mattino” gli dà questo rilievo e che nessuna delle puntute penne che solo pochi mesi fa chiedevano addirittura la rottura delle relazioni con la Cina e il boicottaggio delle Olimpiadi si siano mosse per questi tre Ian Palach pechinesi.
Sarà come sarà ma il dubbio che il viaggio di Hillary Clinton col cappello in mano e con la bocca sigillata sui diritti umani (se era siciliana la chiamavano omertà) abbia davvero voltato pagina e che i nostri editorialisti siano bravissimi ad allinearsi e coprirsi viene.
E con il dubbio viene anche un’amara considerazione: per quanto pretestuosa e criminale fosse l’attenzione ai diritti umani di George Bush dobbiamo rassegnarci adesso ad un’omologazione al silenzio e al “business as usual”? E’ l’economia stupido, direbbe il marito di Hillary, Bill e infatti Barack Obama nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione ha pronunciato 30 volte la parola “economia” e solo due la parola “cambiamento”. Un 30 a 2 che qualcosa vorrà dire mentre Wall Street lo tiene sotto assedio per salvare gli osceni privilegi neoliberali.
Intanto su “Nòva” de “Il Sole 24 Ore” per la prima volta (che mi risulti) un media mainstream la racconta giusta su Cuba e Internet dopo decine di articoli di panzane. Le notizie (bravo De Biase) sono anche un po’ vecchie e ne abbiamo parlato spesso, ma finalmente qualche lettore di giornali italiano saprà dell’impegno cubano alla diffusione dell’informatica e di Internet (occhio, la censura a Cuba c’è), del computer in ogni classe (e noi?) compatibilmente con il principio socialista del che se una cosa non c’è per tutti allora non c’è per nessuno e che “io pago quindi pretendo” e “lui non può pagare quindi non ha diritto” sono modi abominevoli di mettere la questione.
Quindi sul giornale di Confindustria si può leggere di Cuba e Linux. Ne aveva scritto anche “La Repubblica” giorni fa ma nella solita maniera irridente e dando spazio agli slogan dei soliti impresentabili di “Reporter senza Frontiere” (quelli che si battono per i diritti umani difendendo la tortura), senza far pubblicità ai quali nulla può essere scritto su Cuba. Sul Sole invece si può perfino intuire della titanica battaglia combattuta da anni dalla Rivoluzione per collegare l’isola al mondo (per colpa dell’embargo, per quanto a molti non piaccia sentirlo dire). Leggeranno del costosissimo collegamento satellitare usato finora e del costoso ma inevitabile cavo sottomarino che sta collegando Cuba al Venezuela (si faceva dieci volte prima su Miami ma l’estremismo di chi lo ha impedito?). Si informeranno insomma, senza essere indotti necessariamente al pregiudizio. Forse che “il Sole24Ore” davvero considera i propri lettori in maniera diversa (classe dirigente?) rispetto a come considera (popolo bue) “La Repubblica” i propri. E meno male.