Il mondiale di Baseball che si sta giocando sui campi di Portorico e della California è un grande evento per mezzo mondo, anche se è ignorato dall’Italia. Cuba in seminale, Stati Uniti eliminati.
di Gennaro Carotenuto
L’hanno chiamato “I Classico mondiale”, anche se è la prima volta che si gioca, un ossimoro del quale il mondo del baseball non sembra sorprendersi. La “pelota”, come si dice nei Carabi come noi chiamiamo “pallone” il calcio, o béisbol, è lo sport nazionale ovunque il calcio non la faccia da padrone, dal Giappone al Venezuela, dal Nicaragua alla Corea. E’ anche uno dei terreni nei quali si sfidano l’orgoglio nazionale cubano e quello degli Stati Uniti. Al contrario del ping-pong di Nixon, però il baseball non sembra unire gli Stati Uniti a Cuba. Tutt’altro. In base all’embargo unilaterale degli Stati Uniti contro l’isola, il presidente George W Bush ha preteso fino all’ultimo istante di escludere Cuba dal Torneo. Per il governo statunitense è stata una sconfitta molto più grave di quella che aspettava sul diamante la formazione a stelle e strisce. Il presidente statunitense si è dovuto arrendere di fronte al fatto che tutto il mondo del baseball, la federazione internazionale, le nazionali rivali che pure avrebbero avuto interesse ad escludere i quotatissimi cubani, ma anche lo stesso comitato organizzatore locale, sono stati compatti ed hanno tenuto duro sul fatto che “senza Cuba non c’è baseball”. Dovesse vincere Cuba, per il presidente Bush sarebbe un disastro politico che qualcuno ha paragonato –esagerando- a quando Adolfo Hitler fu costretto a vedere il nero Jessie Owens trionfare nelle olimpiadi di Berlino del 1936.
Se nel mondo non c’è baseball senza Cuba, a Cuba si respira baseball come e più che in Italia ci si appassiona al calcio. Cuba è il Brasile del baseball ed è stata campione olimpico in tre delle ultime quattro olimpiadi –fu storico il trionfo di Atlanta nel 1996 in finale proprio contro le stelle professionistiche degli Stati Uniti- ed ha portato a casa la stragrande maggioranza di Mondiali e coppe intercontinentali negli ultimi trent’anni. Nonostante ciò, lunedì scorso, una pagina intera del quotidiano italiano La Repubblica, ha svelato un piano diabolico del governo cubano. Questo, secondo il quotidiano romano, geloso dell’amore della gente per questo sport, vorrebbe estirparlo dall’isola e sostituirlo addirittura con il cricket. Il fantasioso articolo, a firma Omero Ciai, è stato ripreso dalla stampa cubana, ed accolto nell’isola “tra l’ilarità generale”, come direbbe Fiorello quando imita Gianni Minà.
Mercoledì notte (nella foto il momento del trionfo cubano), al termine della sfida decisiva dei quarti di finale, a San Juan di Puerto Rico, tra la nazionale cubana e quella locale, protrattasi fin oltre la mezzanotte dei Caraibi, l’intera isola è scesa in strada a festeggiare la qualificazione alle semifinali. Ma il confronto diretto con gli Stati Uniti non ci sarà. Lo squadrone statunitense, già con una vittoria sub judice contro il Giappone (questo protesta per due palesi errori arbitrali che hanno deciso il 4-3 per i nordamericani), si è fatto battere dal già eliminato Messico. In semifinale vanno dunque proprio il Giappone, la Corea del Sud –che è la squadra che ha più impressionato i tecnici- Cuba e la Repubblica Dominicana.
Ha partecipato anche l’Italia, senza lasciare particolare traccia di sé. Dopo un buon inizio con vittoria contro l’Australia, è stata sconfitta nettamente sia dal Venezuela che dalla Repubblica Dominicana finendo eliminata al primo turno. Domani, sabato 18, si giocheranno le due semifinali. Nel pomeriggio, a San Diego, in California, giocheranno Cuba e la Repubblica Dominicana (7-3 per i dominicani nelle eliminatorie). In notturna andranno in campo Giappone e Corea del Sud (2-1 per i coreani). Il 20 marzo la finalissima.