Tale Giancarlo Desiderati, segretario provinciale della FLAICA-CUB di Roma, che si definisce sindacato di base dei lavoratori dell’agroindustria e commercio, avrebbe dichiarato a “Repubblica” di avere già stilato “una lista di oltre tre pagine di negozi ebrei” dei quali invita al boicottaggio.
Il sito della Flaica smentisce l’esistenza di una lista di negozi ebraici romani e ci auguriamo che come molte altre volte sia il quotidiano romano a sbagliare. Ma il caso appare di una gravità tale da essere ineludibile dirimerlo chiaramente.
Sul sito della FLAICA il testo esatto del comunicato non si trova, se ne trova solo una smentita parziale che nella sostanza conferma tutta la gravità dei fatti. Molte fonti in rete, tra le quali un comunicato congiunto di ripulsa della CGIL-CISL-UIL, hanno esplicitamente esaminato un volantino intitolato inequivocabilmente “saldi sporchi di sangue” che quindi colpevolizza senza alcun dubbio né tergiversazione possibile i commercianti italiani per quanto avviene a Gaza, distribuito dall’organizzazione (rossobruna) in questione, fanno sì che sia molto improbabile che “Repubblica” menta sul dettaglio della lista di proscrizione e sulla gravità del fatto che un sindacato considerato di sinistra con tanto di bandierone della pace sul sito, scriva cose come:
«In relazione alla mattanza in atto a Gaza, […] a poco servono le manifestazioni quando in campo ci sono gli appoggi del sionismo internazionale. Come sindacato di base Flaica, aderente ai Cub, presente con migliaia di iscritti in tutte le multinazionali del commercio abbiamo deciso di attuare il: BOICOTTAGGIO degli acquisti nei negozi DEL COMMERCIO A ROMA che si rifanno alla Comunità Israelitica romana molto diffusa nei negozi d´abbigliamento in segno di protesta e sdegno contro questo massacro condannato da tutti. Diffonderemo comunicati nei centri commerciali… ritenendo che solo boicottando anche l´attività economica, molto sensibile agli appetiti Israeliani, costituiremo un deterrente al massacro di Gaza».
Siamo di fronte ad un farneticante testo nel quale sono presenti i più classici stereotipi antisemiti della storia più nera dell’Occidente, dal “complotto sionista internazionale”, al considerare la “comunità israelita” come il diverso, il corpo estraneo, a quello dell’avidità e dell’appetito economico attribuito alla “razza ebraica” fino all’infamia totale della “responsabilità collettiva” per la quale un cittadino italiano sarebbe responsabile degli atti di terrorismo di Stato commessi da Tsahal a Gaza. Poi si fa presto a dire “non siamo antisemiti” e a nascondere la mano dopo aver tirato il sasso.
Non solo, vi sarebbe l’aggravante del passaggio attivo con la compilazione di liste di ebrei da colpire, che fa fare il salto di qualità al nazional-sindacalismo per la FLAICA-CUB. Di fronte alla gravità del fatto non possiamo limitarci ad informare i lettori di Giornalismo partecipativo.
Invitiamo gli iscritti a tale sindacato a restituire immediatamente le tessere, ad isolare l’infezione antisemita endemica nella cultura occidentale, ad appoggiare la denuncia di Riccardo Pacifici contro la FLAICA-CUB per istigazione all’odio razziale e ricordare agli infami dirigenti della FLAICA-CUB due date: il nove novembre del 1938, quando vennero (tra l’altro) devastati in Germania 7.500 negozi appartenenti a commercianti di “razza ebraica” e il 16 ottobre del 1943, la deportazione degli ebrei romani.