Ruolo della tv, ridimensionamento del pubblico, yuppismo
Nel testo distribuito ai manager le fondamenta ideologiche di Forza Italia 1991, in un libretto top secret
l’Italia sognata da Fininvest di Gian Paolo Serino
MILANO – Un documento esclusivo: “Le sfide per affrontare il cambiamento”, è un libro sino ad oggi rimasto top secret, stampato in pochissime copie dall’ufficio relazioni interne Fininvest, e destinato unicamente ai massimi dirigenti del gruppo, che dimostra come Silvio Berlusconi non sia sceso in campo nel gennaio 1994, come ha sempre dichiarato, ma dal 1991. Un progetto, quello di Forza Italia, che conferma lo stretto legame tra il premier e le sue aziende.
L’accusa di aver creato un “partito azienda”, che il Cavaliere ha sempre respinto, trova conferme nelle pagine di questo pamphlet. Il libro raccoglie “un programma”, come si legge nel primo capitolo, “iniziato nel 1991 attraverso incontri con personaggi come il generale Carl Jean, Francesco Alberoni, Gianni Baget Bozzo, Giuliano Urbani”. Si tratta di analisi che lasciano molto poco spazio alle interpretazioni.
Baget Bozzo, ad esempio, nel suo intervento (titolo “Il ritorno della morale”) scrive: “Oggi l’uomo vive in un mondo fatto di tele-immagini e la conoscenza umana ne è arricchita, perché il più comune degli uomini posto davanti a un televisore è posto dinanzi ad un reale che, anche se interpretato, costituisce una verità obiettiva. Il vedere la televisione è il più comunicativo degli atti, è l’esperienza che rende tutti uguali, mentre l’udire richiede tutt’altra attenzione ed elaborazione, una caratteristica propria dell’intellettuale”. Sarà per questo che da anni ci troviamo il premier su ogni canale? “Il mondo diventa – rincara Baget Bozzo – quello che noi vediamo in tv. Noi viviamo la storia contemporanea in visione diretta, la realtà e l’interpretazione insieme”.
A rincarare la dose il generale Jean, esperto di strategie militari, che in un altro capitolo sottolinea: “La televisione e la comunicazione di massa diventano i mezzi per influire non solo, come capitava un tempo, sulla volontà dell’avversario, ma anche sul livello di consenso dell’opinione pubblica, che nell’attuale mondo della comunicazione globale in tempo reale sta acquisendo, da un punto di vista politico-strategico, un’importanza quasi simile alla forza militare”.
Giacomo Vaciago, docente di politica economica all’Università Cattolica di Milano (che in seguito diventerà sindaco del centrosinistra a Piacenza), anticipa di 15 anni i disegni di legge del “Buon Governo”: “Il nostro scopo è privatizzare e ridimensionare la presenza pubblica nei momenti sia di produzione che di regolamentazione. I fondi pensioni prenderanno il posto dell’Inps e del Trattamento di Fine Rapporto e una parte significativa della Sanità sarà gestita individualmente dal consumatore”. In sintesi: se ti ricoverano in ospedale non sei più un paziente, ma un acquirente.
Per quanto riguarda la politica estera già in Fininvest-Forza Italia le idee le avevano ben chiare. Sempre Jean scrive: “Attraverso strumenti affinati di geo-economia il mondo industrializzato riesce ad avere i vantaggi delle ex colonie senza occuparne i territori: attraverso manovre economiche, finanziarie, alimentari e influenzamenti politici dell’informazione”. Urbani, invece, nel capitolo “Interpretazioni e tendenza degli scenari”, si lascia sfuggire che “qualsiasi sistema politico sta i piedi se supera una soglia di legittimità, anche una dittatura ha bisogno di una sua legittimità”.
A impreziosire “Le sfide per affrontare il cambiamento” una serie di vignette che sintetizzano, al meglio, gli interventi dei relatori. Fin dalla copertina: una sorta di ibrido, un uomo con il volto alla Ridge di Beautiful e il corpo di scimmia tiene sotto il proprio pugno il mondo. Sotto, ben evidente, in giallo fosforescente, il marchio Fininvest.
Nell’introduzione, affidata a Roberto Spingardi, allora direttore centrale Relazione interne/esterne di quelle prime convention, il titolo è chiaro: “La nostra sfida: coniugare competenza, apprendimento ed entusiasmo”. Nulla di anomalo se non fosse per il disegno che occupa mezza pagina: uno “yes-men”, giacca e cravatta aziendale d’ordinanza, si insedia nel suo nuovo ufficio. Una libreria (che ricorda quella alle spalle di Berlusconi nei suoi collegamenti televisivi da Arcore), ma soprattutto televisori, decoder, computer, palmari, portatili. Non a caso non è un ufficio comune, ma come si legge in una targhetta in alto è il futuro degli uffici, il Signor Ufficio: è l'”Aula di apprendimento continuo”.
Ad illustrare gli scritti di Jean, l’immagine forse più significativa delle “Sfide per affrontare il cambiamento”: soldati lanciati all’attacco da un generale con elmetto griffato Fininvest. L’assalto alla politica, era il 1991, era ai suoi inizi, ma gli scopi sintetizzati alla perfezione dal fumetto. E anche dalla chiusura di Spingardi: “Noi tutti dobbiamo contribuire al successo dell’azienda Fininvest e possiamo farlo quanto più riusciremo a creare i presupposti perché ciò avvenga. Il mantenimento delle motivazioni e dell’impegno al risultato, la costruzione di un clima di consenso, sono responsabilità che non solo dobbiamo accettare, ma in cui credere per costruire il nostro domani”. Forza Italia?
Fonte La Repubblica