Adesso dovrebbe essere chiaro a tutti a chi serviva il guitto dell’antipolitica, il pifferaio magico, Beppe Grillo.
Faceva credere di poter trasformare la complessità della vita democratica di un paese di 60 milioni di abitanti con uno sberleffo, di poter risanare guasti storici nella gogna continua del qualunquismo e invece ha fatto l’apripista al regime della demagogia al potere.
Chi lo ha seguito, chi lo ha appoggiato, adesso ha tutti gli strumenti per ammetterlo, se è in buona fede : Beppe Grillo ha tirato la corsa al regime di Silvio Berlusconi.
Ce l’aveva con il finanziamento pubblico ai giornali: infatti Berlusconi lo ha accontentato. Chiude “Il Manifesto” e restano “Libero” e “Il Foglio”. Ce l’aveva con gli sprechi, tagliamo la scuola e aumentiamo le spese militari. Ce l’aveva con i fannulloni, adesso beccatevi Renato Brunetta e la sua diffamazione continua del pubblico impiego.
Ce l’aveva con i privilegi, quelli dei notai sono intatti, mentre quelli (presunti) degli insegnanti precari licenziati a giugno e (non) riassunti a settembre, e quelli dei ricercatori 40enni a 1.200 Euro al mese sono spazzati via. Ce l’aveva con la casta politica e la proliferazione dei partiti e adesso le leggi si fanno per decreto in consiglio dei ministri e si approvano con la fiducia e ovviamente nessun privilegio dei politici monocolori è stato ridotto.
La lista potrebbe continuare, ma è sufficiente per gridare forte e chiaro: