Vi invito a riflettere su di un solo dato: nelle carceri italiane i detenuti sono per un terzo tossicodipendenti, per un terzo extracomunitari, per un terzo originari dall’antico Regno delle due Sicilie.
In Italia ci sono 60.000 detenuti per 42.000 posti, è il numero più alto di tutta la storia repubblicana e la maggioranza è o in attesa di giudizio o condannato a pene detentive inferiori a tre anni. La quasi totalità dei detenuti ha un livello di istruzione infimo. Se si è benestanti o istruiti è pressocché impossibile finire in carcere.
Non può sfuggirci cosa significano questi dati. Un carcere pieno di malati e di vittime o del colonialismo (interno ed esterno) o del fallimento dei sistemi educativi di questo paese è un carcere di classe ed un carcere coloniale. Una giustizia sabauda contro i regnicoli, una giustizia gentiliana, una giustizia colonialista e coloniale.
E’ stata stucchevole fino alla nausea la manifestazione del giorno di Natale a Roma che ha riunito per l’amnistia (che nessuna parte politica metterà nel programma per il 9 aprile) quelle stesse classi dirigenti (Ferrara, Cossiga, Capezzone, D’Alema…) che hanno costruito questo stato delle cose negli ultimi 144 anni, passando dall’Italia liberale, al fascismo, alla Repubblica.