In queste settimane, a causa dell’uscita del mio libro “Franco e Mussolini”, sto concedendo parecchie interviste sul tema. Tra recensioni e interviste ci sarebbero parecchie cose interessanti da raccontare. Devo dire però che sono nella media molto soddisfatto con uscite come quella sul Corriere della Sera o presentazioni come quella su Rai3. Però c’è stata un’intervista -per fortuna la meno importante- che mi ha sorpreso in negativo e della quale voglio dire. Essendosi la cosa risolta con mia piena soddisfazione (ma ad un passo dalla presentazione di una querela da parte mia) dirò il peccato ma non il peccatore.
L’intervista è stata concessa al quotidiano di un prestigioso master in giornalismo. Ed è di conseguenza stata concessa ad un giovane giornalista che tra qualche mese sarà “professionista”. E questo giovane giornalista ha già evidentemente ben chiaro cosa fare per lanciarsi in una brillante carriera. Riproduco solo un campione di domande da un’intervista veramente brutta.
Alla domanda:
Mettiamo il Caudillo sulla bilancia. Da che parte pende?
io ho risposto:
«Franco è un punto di equilibrio tra gli interessi dell’aristocrazia, dell’esercito e della Chiesa cattolica più conservatrice d’Europa. In questo non vi è merito personale. E’ falso che abbia modernizzato la Spagna, anzi il suo straordinario accanimento contro la classe operaia fa perdere alla Spagna 15-20 anni anche in termini di sviluppo. Guarda al fascismo ma di questo non capisce il ruolo di modernizzazione. Poi è solo un reazionario che risponde a interessi di conservatorismo sociale»
il giornalista ha tradotto:
«Da quella degli interessi. I tanto decantati meriti di Franco sono in realtà piuttosto relativi. Ha modernizzato la Spagna, è vero, ma in questo si è rivelato soltanto strumento delle classi benestanti.
Commento: E’ falso o è vero che Franco ha modernizzato la Spagna?
Alla domanda:
La sua dittatura però durò per trentanove anni: ce n’è abbastanza per lasciare il segno.
ho risposto:
«Dal punto di vista politico la cristallizzazione è impressionante. E anche dal punto di vista economico il paese segna il passo. Cresce un po’ sul finire ma solo perché il costo del lavoro era talmente basso che arrivano investimenti dall’estero».
il giornalista mi fa dire:
«Semplicemente, lui gestisce la situazione, resta nel mezzo, e in questo mostra una certa abilità, non c’è dubbio».
Commento: da dove salta fuori la vulgata dell’abilità di Franco? Passi che qualcuno continui a pensarlo, me se ho scritto un libro intero per confutarla, com’è possibile che debbano farmi sostenere proprio la tesi opposta?
Alla domanda:
Rapporti Caudillo-clero?
io dico:
«Con l’Opus Dei c’è totale sintonia, e questa è complice di tutti i crimini della dittatura».
lui traduce:
«Con l’Opus Dei c’è una certa sintonia, una presa per mano, ma comunque non si passa a una legalizzazione della dittatura».
Commento: L’Opus Dei è complice o “legalizza” (legittima, voleva dire, ma tant’è) la dittatura? Non vi cadono le braccia?
L’episodio, per quanto risolto, mi ha riempito di tristezza. Se un giovane giornalista sente che è sua convenienza quella di allinearsi comunque ai poteri forti, anche a costo di travisare completamente le posizioni dell’intervistato (libero di contestarle, ma non ribaltarle), siamo messi proprio male.