Qualcuno sa darmi un solo motivo per riconciliarmi con l’ergastolano Erich Priebke?
Eppure è questa la motivazione con la quale un mentecatto lo ha invitato a presiedere un concorso di bellezza riuscendo a farsi intervistare ovunque. Che motivo avrei per riconciliarmi con chi ha deportato persone inermi e sparato alla nuca di uomini legati? Che motivo avrei di riconciliarmi con chi si considera di una razza superiore?
Non ne ho alcun motivo. Anzi, se lo facessi, mancherei del più elementare senso della democrazia e al mio dovere di cittadino della Repubblica e servitore dello Stato, se a qualcuno non infastidisce questa espressione.
Ho dei vaghi ricordi di un’Italia nella quale si diceva “qui rischiamo di finire sui giornali” con un moto di vergogna. Adesso perfino uno stupratore o un pedofilo, al momento dell’arresto, sfodera un sorriso smagliante e lo considera un photo opportunity… qualche isola dei famosi lo chiamerà.
Certo, un paese dove un ministro della Repubblica come il berlusconiano Pietro Lunardi affermò che bisogna convivere con la mafia, è un paese dove prima o poi pretenderanno di farci riconciliare con Totò Riina. E magari farli entrambi senatori a vita, Priebke e Riina.
Anche i preti e i giornalisti, a familiari prostrati dal dolore per la morte violenta di un figlio o una figlia, sbattono il microfono fra i denti: “lei perdona gli assassini?” E se questi solo dubitano, allora storcono la bocca.
E’ una maniera, una delle tante, di obbligarci a pensare che tutti i gatti siano bigi, chi ruba e chi è derubato, chi sfrutta e chi è sfruttato, chi paga le tasse e chi le evade, chi ammazza e chi tentenna nell’abbracciare l’assassino, chi deporta e chi è deportato, partigiani e repubblichini.
Di notte tutti i gatti sono bigi, dice il proverbio. Ma quella che stiamo vivendo è davvero la notte della Repubblica.