Come e perché è morto il caporalmaggiore italiano Sanfilippo a Kabul l’11 ottobre? Le autorità militari come sempre fanno muro e parlano di incidente. Ma anche oggi durante i funerali, perfino il celebrante si è dovuto mordere la lingua riguardo quelle “circostanze non chiarite” che una volta di più fanno da pietra tombale alla morte per “fuoco amico” di un militare italiano.
Non ci sono rivelazioni da fare o piste da suggerire ed esplorare. Ma ancora una volta, nell’intorno familiare della vittima si sente una sopita insoddisfazione per la verità ufficiale. Insoddisfazione inespressa in genere con ottimi argomenti, pensioni, indennità. Ci si domanda se è possibile che ci siano così tanti spari in camerata e come mai queste pallottole vaganti colpiscano immancabilmente la testa del malcapitato uccidendolo sul colpo. E’ la quinta volta che succede tra Iraq ed Afganistán. Ci si domanda se è legale che il nome dell’amico fraterno e commilitone di tutta la vita -così viene descritto l’autore materiale dell’omicidio- che ha sparato il colpo debba essere segretato. Ha ricevuto un avviso di garanzia?
E ci si domanda anche se è lecito non sapere neanche se sia stato incriminato per omicidio colposo e/o preterintenzionale, un atto dovuto in caso di omicidio. L’unica cosa che viene affermata è che si tratta sicuramente di un incidente e che il presunto autore materiale sarebbe stato interrogato dai carabinieri.
Non ci basta. Non può bastare di fronte alla morte di un giovane padre di famiglia di 34 anni. Ci sarà un processo per la morte di Michele Sanfilippo? C’è stato un processo per i precedenti casi? Com’è poi morto Alberto Andrioli a Latina pochi giorni fa? Ci hanno raccontato che gli è esplosa in faccia una bomba a mano residuo delle guerre nei balcani. Non importa che sia vero o no, ma non può non esserci nessun responsabile. Com’è poi morto invece il sergente Salvatore Marracino a Nassiriya pochi mesi fa? Davvero si è sparato per sbaglio un colpo in faccia, come è stata immediatamente raccontata la cosa? L’inchiesta si è conclusa? Cosa ha concluso? Forse non c’è nulla da scoprire, ma sicuramente la stampa nazionale è totalmente supina rispetto alla verità ufficiale -sempre identica- e non ha voglia di rimestare per farsi nemici. Allo stesso modo ben pochi si sono preoccupati di dare spazio alle decine di casi di leucemia da uranio impoverito. La stampa è inefficiente e le autorità militari, se non sono straordinariamente efficienti, tanto da capire sempre tutto entro i cinque minuti dai fatti, sono reticenti.
Trovo strano che solo per gli italiani non venga mai accertata la responsabilità diretta, per incuria o qualunque altro motivo di un commilitone in fatti di sangue come quello che è costato la vita a Sanfilippo o a Marracino. Nel caso di Andrioli è possibile che non ci siano responsabilità?
Trovo ancora più strano che solo per i militari italiani non vengano MAI denunciati casi di autolesionismo o di suicidio. E’ pensabile che non ce ne siano mai stati e che solo i soldati italiani vivano serenamente le loro cosiddette “missioni di pace”? Si tratta davvero sempre e solo di incidente?
Michele Sanfilippo, ragazzo siciliano, è forse il milionesimo cittadino dell’antico regno delle due Sicilie sacrificato sull’altare della lunga sequenza di guerre coloniali volute per sostenere l’economia del Nord dall’Unità ad oggi. Gli Stati Uniti hanno i portoricani, i neri e i latini e il Nord -la Padania come direbbe Bossi- ha i meridionali. Sempre di carne da cannone si tratta, da Adua alla Libia, dall’Etiopia a Nassiriya.