Negazionista sul Coronavirus, di fronte all’insubordinazione del ministro della salute Mandetta, Jair Bolsonaro è nudo. Genuflettendosi davanti al Generale Villas Bôas, ha preso atto che la sua resti una presidenza solo virtuale. Nonostante governassero già i militari, troppo d’inciampo è stato il suo negazionismo sul Coronavirus in un paese con 70 milioni di poveri e indigenti. Intanto la sinistra resta fuori gioco.
Quello che è accaduto già lunedì scorso in Brasile, anche se la voce gira da mercoledì, con l’accentramento di potere nelle mani del Ministro della Casa Civil, generale Braga Netto, dovuto al catastrofico, criminale negazionismo di Jair Bolsonaro sul Coronavirus, sul punto di licenziare l’oggi popolarissimo ministro della salute Mandetta, non è da considerarsi un Colpo di Stato. È piuttosto la prosecuzione di uno smottamento del quadro politico brasiliano iniziato con l’impeachment di Dilma nel 2016, e l’impedire con un processo truccato a Lula di candidarsi alle presidenziali.
Uno smottamento voluto, ma solo in parte controllato dalle destre liberal-conservatrici, e del quale l’elezione di Bolsonaro fu conseguenza non desiderata. Se lo fecero piacere. Non è quindi un golpe, non solo perché non vedrete i carri armati a Copacabana, e non ne leggerete i titoli dei giornali, ma anche perché Bolsonaro ha fin dall’inizio avuto mezzo governo di militari che controllavano tutti i posti chiave. Il vero golpe in Brasile – giova ricordarlo – fu il lawfare contro Dilma e Lula, avvenuto nel silenzio e nella complicità del mondo, esattamente come quello contro Evo Morales in Bolivia nel nobembre 2019.
Fin dall’inizio i generali hanno tenuto sotto stretta tutela il Capitano Bolsonaro. Sia perché non lo consideravano all’altezza, sia perché Bolsonaro stesso era loro succube. Alieno alla democrazia, da militare che non aveva fatto carriera, ma che della cultura militare si alimentava, li riconosceva come suoi superiori e questi non mancavano mai di fargli notare la vera gerarchia. La corruzione sua e soprattutto dei suoi figli è stata fuori controllo dal primo giorno. La famiglia ha fin troppi scheletri nell’armadio, compreso probabilmente quello di Marielle Franco. Possiamo considerare quindi l’accentramento di potere nelle mani di Braga Netto e l’esautoramento di fatto di Bolsonaro, come una sorta di “rimpasto”.
Lo Stato Maggiore stesso si trasferisce al Palazzo di Planalto, lasciando uno stanzino per il padrone di casa. Questo si adatta docile. L’alternativa, molto circolata negli ultimi 15 giorni, sarebbe stata quella che a muoversi fosse stato invece il vicepresidente Mourão. In quel caso sarebbe stata necessaria la rimozione di Bolsonaro, più o meno consenziente, ma che avrebbe avuto una rilevanza mondiale indesiderata. Così tutti, a partire dal più autorevole delle teste d’uovo brasiliane, il Generale Villas Bôas, possono fingere di confermare fiducia al Messia, che ormai conta solo sui fanatici evangelici (che sono tanti). Fonti militari confermano che lunedì Bolsonaro sia andato di persona a genuflettersi a casa di Villas Bôas (che soffre di una grave distrofia muscolare) e a prendere atto che la sua resti un simulacro di presidenza, senza potere reale.
Il Capitano non ha mai avuto la statura politica e umana, né il grado per essere considerato altro che un sottoposto, un utile idiota per i pezzi grossi dell’esercito, che lo hanno sempre marcato stretto e si sono riservati dall’inizio tutti i posti chiave. D’altra parte le élite conservatrici, sommerse dal discredito, lo hanno considerato uno strumento per liberarsi di Lula e della sinistra. Dopo un decennio di demonizzazione della sinistra da parte dei media monopolisti, Bolsonaro poté convincere un elettorato paragonabile ai fan di #Salvini in Italia, ma i militari che lo appoggiarono non sono idioti. Sono nazionalisti e probabilmente fascistoidi, si considerano i tutori della nazione e hanno come modello la dittatura civico-militare dal 1964 al 1985, tutte cose inaccettabili, ma non sono idioti. Tenere il Capitano a far chiassate, ma senza reali poteri, è probabilmente la soluzione migliore per permettere al Ministro della Salute Mandetta, di affrontare l’emergenza terrificante del Coronavirus in un paese con 55 milioni di poveri e 15 milioni di indigenti. Sarebbe anche la soluzione che permetterebbe di arrivare con meno traumi possibili alle prossime elezioni quando la sinistra, che chiede le dimissioni di Bolsonaro, non si sa se avrà completato il proprio ricambio generazionale e programmatico. L’unica cosa sicura è che, quando si tratta di affrontare problemi seri, e il Coronavirus nelle favelas lo è, i capitani demagoghi non servono a niente.